ATTRAZIONE FATALE, IL GRANDE RENZI

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Per fare le grandi riforme non ci vuole un grande leader, ma un leader… grande e come sostiene Titti Di Salvo, appena uscita da SEL: “il 25 maggio è arrivato un risultato elettorale che nessuno si poteva immaginare e di fronte al quale chiudere gli occhi è stato impossibile”. Di fatti la parlamentare vendoliana li ha spalancati trasferendosi armi e bagagli nel PD. L’attrazione verso il Grande Renzi è un’attrazione fatale, considerato che si appresta ad essere il punto di riferimento dei prossimi vent’anni.

Se ne rende conto perfino il povero Brunetta dall’alto della sua esperienza di ex socialista (evitiamo battutacce sulla “bassezza” del personaggio) che chiosa: “Il fronte Renzi è unito da una sola cosa. Dal potere. Si allarga a sinistra promettendo cose di destra”. Come se il PDL fosse invece stato un’associazione di boyscout il cui scopo era fare della beneficenza e Silvio Berlusconi il Gran Mogol.

Senza menar il can per l’aia, il “montiano” Andrea Romano lo dice chiaro e tondo: “ Al Grande Centro non ho mai creduto, ma il Grande Renzi è una realtà. Degli elettori di Scelta Civica, nove su dieci il 25 maggio hanno votato per lui. E sapete perché? Perché e lo dico con ammirazione, Renzi ha saputo mettere in pratica una razzia positiva dei nostri valori e anche su quelli berlusconiani se volgiamo dirla tutta”. Con il successo spuntano fuori anche i padri putativi, sebbene a onor del vero, Matteo Renzi nel ruolo di Bruto, per quello che mi riguarda, ce lo vedo benissimo.

Siamo in Italia, il bel paese dove se è risaputo che il ben noto “pelo” tiri assai di più di un carro di buoi, quando invece si tratta del carro del vincitore non c’è storia e pure quel pelo è costretto a farsi da parte ed attendere il suo turno. Ora siete pregati di non sbellicarvi dalle risate ma c’è perfino chi come Matteo Orfini, sarà forse colpa del nome, io non credo alle coincidenze, sussurra sotto voce che possa trattarsi di un Blair italiano. “Se parliamo in termini strettamente politici, forse il paragone è improprio. Ma se lo affrontiamo sul tema del rinnovamento delle classi dirigenti si, probabilmente lo è”.

Una cosa è certa, le elezioni europee sono state un autentico boomerang per tutti coloro che le hanno volute trasformare in un referendum su Matteo Renzi, sia quelli che erano dentro il PD (non dimentichiamo che i peggiori nemici del PD sono quelli dello stesso PD) sia quelli fuori del PD come il Movimento 5 Stelle che ancora si sta  leccando le ferite e ora cerca un dialogo fuori tempo massimo quando tutti i giochi sono fatti. Come già avvenne per Berlusconi, il successo di Matteo Renzi non è dovuto soltanto al merito suo quanto al demerito dei suoi avversari incapaci di contenerlo o anche soltanto di comprendere un fenomeno tutto italiano che nemmeno dovrebbe stupire più di tanto.

 

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