I “CATTIVI MAESTRI” DEL NUOVO MILLENNIO

Image00001Qualcuno di voi che ha attraversato indenne quel periodo della nostra storia che è passato sotto il nome di “Anni di Piombo”, ricorderà sicuramente la diatriba sui “cattivi maestri” di quegli anni che ebbe in Toni Negri il suo massimo esponente. I “cattivi maestri” erano quegli intellettuali o pseudo tali che nei loro scritti o nelle loro estemporanee dichiarazioni indicavano agli altri quale fosse la “linea da seguire”, linea che, ovviamente loro si guardavano bene dal perseguire. Scriveva in quegli anni Negri che la violenza esercitata dal popolo era “ la calda proiezione del processo di autovalorizzazione operaia” e che l’ordinamento sociale borghese legittimava l’uso di questa violenza. Va da se che Negri, professore universitario, filosofo e sociologo, non aveva nulla a che fare con quel “popolo” che esortava alla ribellione e alla lotta armata. Insomma una sorta di Paolo Becchi con la differenza che non ci risulta che Negri si sia mai dato all’alcool ne abbia mai scritto un romanzo su una sua fistola anale, al contrario del Becchi.

Per dovere di cronaca, molti di voi non c’erano, altri nemmeno lo ricordano, Toni Negri fu processato e condannato in quel processo che passò sotto il nome di “Processo 7 Aprile”, un processo criticato da Amnesty International, trattandosi esclusivamente di reato d’opinione, avendo lui si esortato gli altri ad impugnare le armi contro lo Stato ma non avendolo mai fatto di persona, insomma solo un cattivo maestro.

Ora fatte le debite distinzioni, erano comunque altri tempi, si discuteva veramente, di persona, faccia a faccia, nelle sezioni partito, nei collettivi, sui luoghi di lavoro, nei cortili dei casermoni popolari, nelle assemblee nei licei e nelle Università di tutto il paese e non c’era nulla di virtuale nemmeno nelle sberle che ogni tanto volavano quando la discussione si faceva concitata, il Movimento 5 Stelle, invece di portare l’onestà e la pulizia morale nella politica, attraverso il suo portavoce Alessandro Di Battista ci riporta a quei “cattivi maestri” le cui folli teorie hanno insanguinato questo paese, perché sempre ad onor del vero, non furono in pochi quelli che presero per buoni gli insegnamenti di Toni Negri e di altri come lui.

Quando Alessandro Di Battista sostiene la necessità di dialogare con i terroristi dell’ISIS, di fatto si pone nei panni di quei “cattivi maestri” degli anni 70 che indicavano ad altri una linea da seguire che loro stessi si guardano bene dal perseguire, oltretutto nella “botte di ferro” di quell’immunità parlamentare tanto disprezzata quanto amata nel momento in cui se ne può usufruire invocando per se stessi una moltitudine infinita di distinguo. Fin troppo ovvio che il deputato pentastellato si guarderà bene dall’intavolare lui stesso una trattativa con quei terroristi che tagliano la testa a una categoria di lavoratori tanto odiata dal Movimento 5 Stelle.

Cosi come negli “Anni di Piombo” la voce di Toni Negri non rimase inascoltata e anche nel resto dell’Europa fiorirono altri gruppi simili alle Brigate Rosse o alla successiva Prima Linea, basti ricordare la RAF tedesca e la sua più nota Banda Baader Mainhof, anche le idee, se cosi possiamo chiamarle, del deputato grillino non rimarranno inascoltate, aprendo nel corpo politico quella breccia necessaria all’ISIS per  diventare un interlocutore politico e non una becera organizzazione dedita all’assassinio di persone innocenti e fuori dalla logica del conflitto. Uccidere giornalisti dei paesi occidentali non serve certo ad intimidire i governi che se ne stanno nelle loro tranquille frontiere ben protette , quanto ad intimidire la stessa stampa e la sua libertà di espressione. Il messaggio è chiaro da parte dei terroristi, la storia la raccontiamo solo noi. Un dettaglio sfuggito all’onorevole Di Battista, oppure no, vista la propensione del suo movimento a voler raccontare la storia da un unico punto di vista, quello del loro capo e unico proprietario del simbolo con le 5 stelle.

Che alcuni movimenti politici in Europa si stanno offrendo come sponde politiche per i terroristi se ne deve essere reso conto anche l’ISIS stesso, del resto stiamo nell’era del virtuale e internet è sicuramente più veloce delle vecchie assemblee. La sua strategia è cambiata, la sua propaganda è dinamica e si adegua al mutare delle situazioni, cosi ci arriva un nuovo video, questa volta senza decapitazioni. Il giornalista inglese John Cantlie è usato come portavoce dei terroristi. Il filmato completamente pulito, un fondo nero e il prigioniero con la tuta arancione che legge un cartello fuori campo e, ancora una volta, si esorta il popolo. “Possiamo cambiare le cose ma solo voi, il popolo, deciderete di agire ora”. I terroristi ora puntano ad alimentare la polemica ormai innestata sul trattare o meno con loro. Il tentativo evidente è quello di creare una pressione dell’opinione pubblica sui governi occidentali e tiene viva la tensione come se ormai si trattasse di un serial televisivo.

L’idea di fondo non è nuova, quella di dividere il nemico, una idea cara perfino ai nostri antenati che in quel modo, dividi ed impera, conquistarono tutto il mondo conosciuto. Con questo non voglio dire che Di Battista sia consapevole della portata delle sue dichiarazioni, personalmente credo si tratti solo di un tentativo di protagonismo, al contrario di Toni Negri che invece ne era ben consapevole, facendo parte di una fazione molto circoscritta di quella che era la sinistra extraparlamentare dell’epoca, ma spesso e volentieri le parole lasciano comunque un segno, ben al di la delle intenzioni e a volte sarebbe meglio controllare se il cervello è attivato prima di digitare sulla tastiera. A questo proposito non dimentichiamo Luigi Preiti, quello che sparò ai carabinieri, un gesto rimasto isolato e praticamente dimenticato ma che veniva dopo una un campagna politica che inneggiava alla violenza. Prima di quel gesto proprio Paolo Becchi nella trasmissione radiofonica La Zanzara sosteneva: “Se qualcuno tra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci, abbiamo messo un altro banchiere all’economia”. Come a dire che anche delle parole stupide quanto imbecilli possono sempre essere raccolte da qualcuno.

 

Buona vita a tutti voi

 

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