CONTRO L’IDIOZIA IMPERANTE, PRESA PER IL CULO MILITANTE

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Internet e tanto meno le piattaforme sociali, al contrario di quanto si potrebbe supporre, non sono luoghi dove si può discutere e tanto meno confrontare idee diverse o addirittura contrapposte. Al massimo sono il luogo dello scontro, quando non dell’ingiuria o dello sfogo delle proprie frustrazioni al sicuro da qualsiasi reazione che non sia quella soltanto virtuale che, per fortuna,  cessa nel momento stesso in cui il pc viene spento.

Sono luoghi dove non può esserci nessuna forma di pacato ragionamento che non sia quella della condivisione, il dissenso è bandito, anzi “bannato”, per usare un’espressione cara alla rete che ama usare un suo particolare gergo come tutte le comunità tribali.

 

Internet rappresenta la somma di solitudini che non fanno massa, la mia opinione o quella dell’altro che si ergono a verità apodittiche e incontestabili, difese da una infinità di “link”, la maggior parte dei quali palesemente fasulli. Una “catena” di luoghi anch’essi virtuali, dove falsità altrimenti impensabili possono perfino diventare plausibili, di fronte a un pensiero sempre più debole assuefatto a una plateale idiozia che pare imperare in ogni dove. Ciò che agli occhi di una media cultura scolastica di pochi decenni addietro, pareva perfino imbarazzante, oggi rischia di apparire come molto verosimile, se non addirittura vero. E’ la solitudine del condivido quindi esisto, non essendo un caso che manchi compl,etamente in questi sitemi il tasto “non mi piacve affatto”. Gli stessi lkogaritmi che ti propongono amicizie sono tarati su di te, cercamdo nel “mucchio” persone che la pensano come te o che possano condividere i tuoi stessi interessi. Il dissenzo, il non essere daccordo, presuppone ragionamenti che la rete per la sua stessa natura non consente.

 

In realtà non è possibile alcuna forma di democrazia in rete che non sia quella consensuale, o il suo diretto opposto. Alla base di tutto il complesso meccanismo che ci da questa parvenza di realtà, soltanto virtuale, c’è un semplicissimo quanto primitivo, sistema binario dove è possibile solo il si o il no. Passa corrente o non passa corrente. Sei d’accordo con me o non lo sei. Nessuna possibilità di sfumature, di ragionamento che sono alla base della dialettica tra individui, dove perfino la gestualità, il tono della voce, il tuo modo di vestirti, fanno la differenza. La democrazia liquida è liquidata dalla stessa essenza del sistema in un gioco che non è soltanto quello delle parole. Un clic dell’amministratore e tu sparisci senza alcuna possibilità di appello. Almeno un tempo per l’ostracismo si doveva votare.

 

 

Non c’è difesa possibile contro il pensiero debole, quello che non razionalizza e passa di fesseria in fesseria dimostrando il suo attonito stupore per il fatto che tu non apprezzi verità rivelate e seguite da migliaia di fans (una cosa che invece stupisce te). Il pensiero debole sarà sempre più forte di qualsiasi argomentazione razionale perché non ha una logica, non ha una base che tu puoi scardinare. Il pensiero debole poggia sulle sabbie mobili e sfugge ad ogni tentativo di ragionamento e, su questo suo non essere un pensiero fa proseliti, non essendo necessario nulla per appartenervi.

 

E’ la nuova formula di un pensiero totalitario 2.0, al quale aderire senza alcun bisogno di avere conoscenze, dal punto di vista sociale, una autentica rivoluzione essendosi perfino trasformato in movimento politico che non solo non richiede conoscenze o competenze ma che addirittura ritiene queste, cose assolutamente deleterie in una sorta di riedizione post moderna del mito del “buon selvaggio”.

 

 

Il passato però, come spesso accade in questo presente senza futuro, può venirci in soccorso. E’ ironia l’unica forma di difesa contro il pensiero debole. La dissacrazione, feroce e pungente, il non prendere sul serio quello che, a tutti gli effetti, non lo è. La risata sgangherata e dirompente è disarmante. Toglie a chi la subisce la possibilità’ di essere preso sul serio. Tronca ogni possibile reazione nell’ambito dialettico e sorprende, detabilizza. Rido di te, ti metto in ridicolo, mostro agli altri che sei nudo e tutti rideranno di te. Ripoto i termini all’origine di quel sistema binario che preclude le sfumature del ragionamenyo. Rido di te o non rido di te e tutto il resto diventa ininfluente, ribaltando il pensiero debole contro se stesso.

 

La presa per il culo che si erge come argine contro l’antidemocrazia 2.0 e per sconfiggere la presa per il culo, ci vuole tanta, troppa intelligenza. L’unica cosa che il pensiero debole non ha modo di mettere in campo.

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