Parlano di te le dita che lisciano l’ala corvina dei capelli sulla puerile fronte e, nel panorama scheletrico d’un mondo che non m’appartiene, è lo sguardo tuo ch’a tratti m’appare tra i pensieri posati sul cuscino. Gli irrequieti zigomi che sfidano la loro fissità per levarsi ad incorniciare anch’essi la giada di quegli occhi che, bagliore, si confondono nelle molli meduse della sera che avanza.
E’ nell’aria sospesa, immobile, calda e torrida di questa singolare estate che disegno la tua figura sensuale e nuda, nenia il canto delle cicale. La domanda che tu lasci è la mia come ogni altra cosa tua.
Splendida, come dev’essere splendida questa tua donna (vera o immaginaria) dagli occhi di giada!
Splendida si, quella mia donna e il suo palpito di giada.