DI AVENTINO IN AVENTINO SI RIMANE SOLI

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L’Aventino, spesso rispolverato anche di questi tempi, non ha mai “ buono” come sono soliti dire i napoletani che della saggezza popolare di questa italica penisola sono da sempre i migliori interpreti. Quando poi ti ci ritrovi non per volontà tua ma per voler d’altri, è ancora peggio. Cosi il “povero” Renato Brunetta, rispolverata l’antica metafora dello “sfigato” colle, si trova da solo, anzi solissimo, ad incontrare il Presidente Mattarella su di un altro colle, quello del Quirinale. Cosa si siano detti un ex socialista (Brunetta) e un ex democristiano (Mattarella) non è dato di sapere. E forse è molto meglio cosi  che se uno non ha nulla da dire è meglio che taccia.

Sostiene di essere stato autorizzato dal capo in persona, il Cavaliere…pardon, ex Cavaliere di Arcore a fare le bizze e a rompere la santa Alleanza con Matteo Renzi per far saltare le riforme. Poi però si dimenticano  di avvertirlo del dietrofront. Contro ordine, rientrare in Aula e votare contro. L’Aventino porta iella, meglio lasciarlo ai Civati di turno. Una figura di “merda” avrebbe detto il buon Fido Fede ai bei tempi del TG 4.

“Sono il capo gruppo della Camera! Parlo quando voglio e dico quello che voglio!” Urla il tapino dall’alto della sua posizione. Maria Elena Boschi gli fa telefonare da Berlusconi: “ Calmatelo, dategli una camomilla”.

Le randellate gli arrivano dal Super Silvio in persona: “Ha sempre remato contro le riforme!”. Ma come, lui che ha sempre lavorato con devozione, entusiasmo e determinazione per il capo. Ai più intimi confida di sentirsi amareggiato e deluso.

Niente paura: “Sono uno che s’arrabbia. Però se uno mi tende il mignolo, gli do il braccio”. Da piccolo Brunetta vendeva le gondole di plastica ai turisti, un trauma dal quale non è facile riprendersi senza conseguenze.

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