FARMACI E LENTICCHIE

Image00001La risposta di un partito ai bisogni reali della gente. Farmacie sociali recuperando i medicinali che la gente avrebbe buttato o lasciato scadere dopo essere guariti, mercatini sociali, gruppi di acquisto che non guardavano al bio come nei salotti radical chic ma alla sopravvivenza di quel 30% di famiglie al di sotto della povertà, i disoccupati, ai pensionati. I suoi avversari ridevano e lo chiamavano “il partito delle lenticchie”, dimenticando che se hai fame, anche un piatto di lenticchie è il benvenuto.

Sono più di 400 i centri di solidarietà creati in tutto il paese, per avere le merci, chiedere farmaci o vestiti o qualsiasi altro tipo di aiuto è necessario lasciare un recapito, un numero di telefono o un’e-mail. Un enorme database che è diventato una solida base politica. La politica che esce dal palazzo delle chiacchiere ed entra nelle case delle persone cui si rivolge. Una mano che ti aiuta è più sacra della bocca che prega.

Syriza è andato oltre e su tutte queste iniziative di aiuto solidale non ha mai voluto mettere come si suol dire…il cappello e la gente ha apprezzato. Chi come me non è nato proprio ieri, non può non vedere in tutto questo l’egemonia gramsciana delle tesi di un partito, con buona pace dei salottieri civatiani o dei destrorsi sinistrati come D’Alema che al massimo se navigano non è di certo nella politica ma a bordo di una barca a vela, Icaro che, oltretutto, sono stato io stesso a realizzare presso i cantieri della Stella Polare di Fiumicino.

Sul finire di una campagna elettorale che lascia con il fiato sospeso tutti quelli che si occupano di quella scienza inesatta che è l’economia globale Tsipras lancia la sua sfida all’Europa: “La mia Grecia non rispetterà più le intese con l’Europa”. Ora, per cultura, per semplice amore dell’avventura o comunque vogliate chiamare l’interesse per l’ignoto o mistero che sia, gli uomini o le donne che sfidano qualcosa di immensamente più grande di loro, non possono non attirare la mia attenzione qui nella mia “Torre d’Avorio” lontana e distante dall’umano divenire.syriza-flags

“L’austerità non fa parte dei trattati istitutivi dell’Unione”, è il coniglio che esce dal cappello della dialettica politica, il “totem” da abbattere. Con quali soldi realizzare la promessa di riassumere i licenziati e restituire a tredicesima e assistere le persone in difficoltà non sono esattamente dei dettagli ma, per chiunque faccia politica non per il proprio tornaconto personale sa benissimo che oltre a vivere di pane, la gente vive anche di speranza che quando questa è perdita può solo essere l’inizio della fine.

C’è un’enorme differenza a monte di tutto questo tra ciò che è Syriza in Grecia e gli illusori tentativi di certa sinistra che confonde sostantivi e aggettivi nel tentativo di scopiazzare malamente il partito di Tsipras. Il consenso in Grecia è stato creato come ho cercato brevemente di illustrare su fatti concreti e reali e non su proclami e ridicoli “esco o non esco” mantenendo i propri privilegi di “casta” senza mai rischiare nemmeno il proprio “posto di lavoro” e nemmeno cercando di mettere il cappello sulle disgrazie altrui come fece a Genova Beppe Grillo rimanendone scottato. In Grecia in questo momento non c’è un sentimento “antipolitica” come nel resto dell’Europa o come nel nostro “Bel Paese” che un tempo fu modo di dire e oggi una caciotta nemmeno tra le migliori.

Syriza è dato a un passo da un possibile governo monocolore, tutti gli altri sono accreditati sotto quella soglia del 36% che con il premio di maggioranza della legge elettorale greca consentirebbe di non dover fare coalizioni. La mia modesta e irrilevante opinione è che la Grecia non uscirà né dall’euro né tanto meno dall’Europa ma che, se ne sarà capace, Tsipras metterà sul piatto della trattativa questa eventualità come spauracchio o se volete semplice ricatto, forte del fatto che la Grecia ha una popolazione di soli unici milioni di persone, sei volte meno dell’Italia, otto volte meno di quella della Germania e questo in economia non è un dato trascurabile come potrebbe apparire a un’analisi superficiale.

Il dato più banale è che in pratica al momento un milione e mezzo di persone poco pagate devono mantenere gli altri 8,5 milioni di abitanti, una situazione assolutamente insostenibile dopo sette anni di crisi economica. Dall’altra parte e di contro che risolvere il problema di 8,5 milioni di persone su una popolazione europea di mezzo miliardo e oltre non è una cosa né impossibile, né insostenibile poiché il 60% di questo debito pubblico è completamente in mano europea.0599214e59a0bf239714ef837bf82e237a83ee97d0892dd647ae3ff5

Considerato dal punto di vista di questo Blog dove il pensiero cerca di non dormire o quanto meno di restare sveglio Tsipras gioca la sua partita a Poker, perché di questo in definitiva si tratta qualora dovesse vincere le elezioni senza dover fare coalizioni. Da una parte metterà sul piatto l’eventualità di perdere tutto il capitale investito da parte dell’Unione, dall’altra quella di rinegoziare gli interessi su quel debito. In pratica, passando dalla macro economia alla micro economia familiare è come quando avete contratto un debito con una finanziaria e andate a proporre una trattativa del tipo, non vi posso restituire tutto ma se vi accontentate di quello che posso darvi chiudiamo la faccenda altrimenti perdete tutto. Considerato che quando chiedete soldi in prestito gli interessi sono molto alti, spesso e volentieri già con quello che avete restituito fino a quel momento la finanziaria ha già guadagnato e nella maggior parte dei casi accetta la vostra transazione.

Una sfida quella del minuscolo stato greco, una sfida che non posso fare a meno di guardare con rispetto, considerato  che vivo nel paese dove le rivoluzioni sono durante al massimo Cinque Giornate come quelle di Milano o finite in tragica commedia come quelle di trecento giovani e forti partiti per liberare i contadini dalla loro schiavitù e massacrati da quelli stessi che dovevano liberare.

Come mio solito, comunque la pensiate…buona vita a tutti voi.

 

 

 

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