FASCISMO E GRILLISMO

 

fascismo e grillismo

 

 

Sebbene sia ancora presto per tracciare un profilo storico del “grillismo” è però possibile offrire alcuni spunti di riflessione e piccole spigolature sulle radici di questo fenomeno prettamente italico e difficilmente esportabile in altri paesi proprio per la sua peculiarità.

Per quanto sia che Beppe Grillo e Giandomenico Casaleggio abbiano fatto il possibile per confondere le acque, riuscendo a coinvolgere nel loro progetto perfino una parte della sinistra, i riferimenti del Movimento 5 Stelle non si possono definire gramsciani ma piuttosto legati ad un altro movimento, del tutto opposto a quello comunista, quello fascista. Un movimento poco conosciuto quello fascista e ancor meno studiato soprattutto dalla sinistra della quale è purtroppo una scheggia impazzita, seppur molto scomoda e imbarazzante, tanto che a suo tempo, ancor prima che oggi venne con questa confuso.

Non dobbiamo dimenticare che il fondatore del fascismo, Benito Mussolini, non proviene dalle fila della destra liberale ma bensì da quelle del Partito Socialista Italiano. Figlio di un esponente socialista,  a soli 27 anni è segretario della Federazione Socialista di Forlì e due anni dopo diventa direttore de L’Avanti, organo ufficiale del PSI. Contarrio alla guerra, nel 1911 viene arrestato a seguito delle agitazioni contro l’interbento italiano in Libia culminato con un riuscito sciopero generale.mussolini-socialista Per questo divide la cella con Pietro Nenni. Solo tre anni dopo Mussolini, nel 1914 cambia completamente idea dichiarandosi favorevole all’intervento in guerra e entrando in totale contrasto con la direzione del partito socialista.

Il 24 novembre del 1914 viene espulso dal Partito, due giorni dopo un suo celebre discorso in una tumultuosa assemblea milanese dove ribadiva, nonostante tutto, la sua fede socialista, un discorso che se non conoscete, non mancherà di stupirvi:

Voi credete di perdermi, ma io vi dico che vi illudete. Voi non mi perderete: dodici anni della mia vita di partito sono o dovrebbero essere una sufficiente garanzia della mia fede socialista. Il socialismo è qualche cosa che si radica nel sangue”.

Solo dieci anni dopo aver condiviso la cella con Pietro Nenni i due si troveranno su fronti assolutamente contrapposti proprio a Milano. Mussolini fautore della violenza squadrista soprattutto contro i socialisti da cui proveniva e Nenni che di fronte alla redazione dell’Avanti devastata decideva di iscriversi al Partito Socialista Italiano.

Esattamente come accade oggi con il grillismo (a volte la storia si ripete ma sotto forma di farsa), furono quelle origini socialiste di Mussolini ad affascinare ed attrarre verso il fascismo non pochi esponenti di sinistra, non tutti ovviamente che non riconobbero con la dovuta lungimiranza il fenomeno che gli si presentava davanti.

Pietro Ingrao partecipò ai Littorali della Cultura della Gioventù Universitaria Fascista, esaltando in una lirica Littoria (l’attuale Latina), fondata da Mussolini e la bonifica delle paludi pontine. Questo solo per dire che non solo personaggi di piccolo calibro come possono oggi essere uno Stefano Fassina o un Roberto Speranza, assolutamente imparagonabili a un personaggio storico come Pietro Ingrao subirono il fascino perverso del fascismo. Fassina e Speranza quello, altrettanto perverso del Movimento 5 Stelle.

Su una sponda del tutta diversa da quella di Ingrao, organico al PCI, anche un emblema della sinistra radicale degli anni 70 come Dario Fo, fu giovane repubblichino, volontario della Repubblica Sociale Italiana nelle fila del Battaglione Azzurro di Tradate, per poi approdare nei giorni nostri addirittura nel Movimento 5 Stelle poco prima di morire. Insomma, quello di non riconoscere il proprio nemico è un fattore endemico della sinistra di oggi come quella di ieri.

Furono del resto ferventi fascisti altri esponenti della sinistra come Giuseppe Ungaretti che si dichiarava “fascista in eterno” prima di essere accolto come fervente antifascista a Mosca da Nikita Kruscev o Norberto Bobbio che solo nel 1999 dichiarò in una intervista al Foglio:

“Noi il fascismo lo abbiamo rimosso perché ce ne vergognavamo. Ce ne vergognavamo. Io che ho vissuto la gioventù fascista tra gli antifascisti mi vergognavo prima di tutto di fronte a me steso e poi di fronte a chi faceva otto anni di prigione, mi vergognavo di fronte a quelli che diversamente da me non se l’erano cavata”.

Ma anche Giorgio Bocca, prestigiosa firma dell’Espresso, che arrivò a denunciare per disfattismo l’industriale Paolo Berardi e tanti altri come lui, a testimoniare che spesso e volentieri la sinistra italiana non è stata in grado ne di riconoscere i propri errori e nemmeno di individuare per tempo il proprio nemico naturale, con il quale ha perfino tenuto ottimi rapporti.

Ora che il Movimento 5 Stelle derivi le sue idee e il suo programma da Mussolini piuttosto che da Gramsci, è scritto nero su bianco sul suo programma e io in questo blog dove il pensiero cerca di rimanere sveglio, vi invito sfido ad una prima lettura ad individuare quali siano i brani tratti dal programma dei grillini e quali quelli tratti dal programma del fascismo del 1921.

 “Lo Stato va ridotto nelle sue funzioni essenziali di ordine politico e giuridico. Per conseguenza devono essere limitati i poteri e le funzioni attualmente attribuiti al Parlamento”.

“L’organizzazione attuale dello Stato è burocratica, sovradimensionata, costosa, inefficiente. Il Parlamento non rappresenta più i cittadini che non possono scegliere il candidato ma solo il simbolo del partito. I partiti si sono sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo giuridico.”

Se non avete mai letto né un programma, né l’altro credo sia abbastanza difficile distinguere quali dei due brani sia ascrivibile all’uno o all’altro, sebbene bisogna dire a onore del vero, che quello fascista è estremamente più articolato e dettagliato di quello del Movimento 5 Stelle, ma andiamo avanti con le analogie che alla fine non mancheranno di sorprendervi

In campo sociale uno dei due movimenti vuole: “l’introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti nelle società quotate”, l’altro: “una rappresentanza dei lavoratori nel funzionamento di ogni industria, limitatamente a ciò che riguarda il personale e la diffusione della piccola proprietà”.

E’ sempre più difficile distinguere il programma del Movimento 5 Stelle da quello del movimento fascista vero? E che dire se per pura cattiveria aggiungessi che uno dei due movimenti ha scritto nel suo programma anche questo:

Lo Stato deve favorire lo sviluppo della nazione, non monopolizzando ma promuovendo ogni opera intesa al progresso etico, intellettuale, religioso, artistico, giuridico, sociale, economico e fisiologico della collettività nazionale”.

Ora, molti di voi avranno sicuramente sentito più di un esponente del Movimento 5 Stelle affermare che i grillini non sono ne di sinistra ne di destra in quanto loro hanno superato queste due categorie del pensiero politico. Qualcuno di voi, sicuramente ci avrà perfino creduto, o avrà pensato che era ora e che fosse una cosa assolutamente originale e perfino di buon senso. Ora leggete cosa scrivevano i fascisti nel loro programma del 1921 proprio a questo proposito:

Il Fascismo non crede alla vitalità e alla efficienza delle internazionali rosse, bianche o di altro colore, perché si tratta di costruzioni artificiali e formalistiche le quali raccolgono piccole minoranze di individui piú o meno convinti in confronto delle vaste masse delle popolazioni che vivendo, progredendo o regredendo, finiscono per determinare quegli spostamenti di interessi davanti ai quali tutte le costruzioni internazionalistiche sono destinate a cadere, come la recente esperienza storica documenta.

Sorpresi vero? Del resto a quei tempi il fascismo stava appena nascendo e il colore nero ancora non era presente nella società che si divideva in rossi e bianchi. I fascisti ritenevano di non essere né rossi né bianchi cosi come oggi i grillini ritengono di non essere né neri né rossi, peccato che ieri come oggi a dirlo fossero dei fascisti, come credo stia emergendo lentamente.

Chissà se è stato proprio questo brano del programma fascista ad ispirare Beppe Grillo nel 1970, quando partecipando alla campagna elettorale di Alfredo Biondi coniando per lui lo slogan: “ Né neri né rossi, Biondi”, quel Biondi che poi diventerà ministro con Berlusconi diventando famoso per il decreto “Salva Ladri” che aprì le carceri italiane a tantissimi detenuti eccellenti di tangentopoli. Una cattiveria gratuita questa? Forse si, forse no, giudicate voi.

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Va anche detto che questa latente ambiguità del Movimento 5 Stelle che cerca di apparire sia di destra che di sinistra, sebbene provenga in linea diretta dal fascismo che la utilizzò per primo per la presa del potere in Italia, è una caratteristica di tutti i movimenti populisti italiani. Qualcuno di voi ricorderà il Fronte dell’Uomo Qualunque, dal quale scaturì addirittura il termine “qualunquista” e i più attenti ricorderanno da dove proviene l’attuale leader leghista.

Matteo Salvini era dentro la Lega con un suo movimento, “I comunisti padani”, con tanto di simbolo con falce e martello,  eletto con la sua lista consigliere comunale a Milano nella giunta Formentini. Del resto lo stesso Umberto Bossi risulterà nel 1975 iscritto al PCI nella sezione di Verghera di Samarate.

Diciamo che anche su questo fronte il Movimento 5 Stelle non costituisce una novità nel panorama politico italiano, semmai un attento e mirato uso di un qualcosa di già visto, rivisitato in chiave mediatica attraverso l’uso di internet.

Anche sul debito pubblico e sugli sprechi, i programmi grillini e fascisti sono assolutamente d’accordo, forse perché ieri come oggi si tratta di un fenomeno che fa colpo sull’opinione pubblica. Difficile infatti anche su questo punto capire quale sia il programma dell’uno e quale quello dell’altro e pensare che uno è del 2013 e l’altro, come già detto, del 1921.

“Riduzione del debito pubblico con forti interventi dello stato, con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire ai cittadini l’accesso all’informazione e ai servizi senza bisogno di intermediari”.

“Il risanamento dei bilanci dello Stato e degli enti pubblici locali, anche mediante rigorose economie in tutti gli organismi parassitari o pletorici e nelle spese non strettamente richieste dal bene degli amministrati o da necessità di ordine generale. Il decentramento amministrativo per semplificare i servizi e per facilitare lo sfollamento della burocrazia, pur mantenendo l’opposizione recisa ad ogni regionalismo politico.”

Ovviamente si potrebbe andare avanti all’infinito, essendo i programmi del Movimento 5 Stelle e quello del movimento fascista assolutamente intercambiabili nel momento in cui venissero ambedue epurati dai relativi riferimenti storici che rendono troppo facile l’individuazione.

Nel loro insieme si tratta di due programmi populistici, ovvero creati apposta per entrare nell’immaginario collettivo e ovviamente non essere applicati. In realtà tutti e due i movimenti sono di tipo eversivo, il loro scopo quello della presa del potere in un sistema totalitario dove esiste un unico partito, il loro. Sul versante opposto, la democrazia.

Il nostro paese purtroppo non ha memoria storica, attività troppo impegnativa a destra come a sinistra, meglio essere tutti allenatori della Nazionale, attività che invece ci riesce assai meglio anche in politica e che crea minori imbarazzi.

La sinistra italiana poi, dovrebbe fare un ulteriore sforzo, quello di riconoscere i propri nemici, perché di nemici si tratta e non di avversari politici, eversivi, come lo furono a suo tempo i fascisti che, se fossero stati riconosciuti in tempo per quello che erano realmente, ci saremmo risparmiati guerre e dittatura con tutto quello che ha comportato, Risiera di San Saba compresa, il campo di sterminio italiano, un’altra di quelle cose che abbiamo rimosso, tanto che se andate a Trieste, nessuno vi saprà indicare dove si trova. Così una qualsiasi Roberta Lombardi, deputata penta stellata,  potrà parlare impunemente di “Fascismo buono” senza che alcuno si indigni, tanto meno quegli esponenti della sinistra che sponsorizzano il Movimento 5 Stelle.

Il Movimento 5 Stelle si è presentato come l’anti partito, ha aperto le sue porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. Il Movimento 5 Stelle è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano.

Riuscite in queste poche righe a riconoscere l’analisi che Antonio Gramsci faceva il 26 Aprile del 1921 del movimento fascista? Io ho solo cambiato la parola “fascismo” con “Movimento 5 Stelle”. Il sonno della ragione genera mostri, cerchiamo di rimanere svegli!

 

 

 

 

 

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