GRAN PREMIER D’IMOLA

000000000000Si è corso il Gran Premier a Imola, la sagra penta stellata dove, come nella migliore tradizione grullica, nessuno è arrivato primo. I Due Mandanti non si sono smentiti nemmeno questa volta e il tutto si è risolto e tutto si è risolto come la solita scorreggia grillina, tanto rumore per nulla.

Tutto è iniziato con un  esilarante quanto surreale proclama di Carlo Sibilia che invitava grullini e simpatizzanti a “salpare”verso Imola. Poco importa che la ridente cittadina romagnola si trovi nell’entroterra, dettaglio assolutamente trascurabile per uno che ha dichiarato  di essere  favorevole “al matrimonio di gruppo e tra specie diverse”. Il Movimento 5 Stelle è oltre, oltre il ridicolo.39

Archiviate, forse, le scie chimiche, dimenticate le bucoliche eco balle lavanti, la nuova metafora grillica è tutta in versione biblica: “Noè costruì l’arca quando era bel tempo e lo prendevano in giro”, si capisce che il comico ha visto il film. Noi, a scanso di equivoci, lo prendevamo per il culo anche prima dell’arca… non il povero Noè ovviamente ma lui, il Testimone di Genova, folgorato sulla via Emilia. Ma non meniam il grullin per l’aia e senza indugio alcuno cerchiamo piuttosto di scoprire chi avrà l’onore di salvare le penta stellate chiappe e salirà sull’arca della speranza che, con un Senato praticamente abolito, scarseggerà di comode e ricche poltrone.

Di sicuro non rimarranno a terra i membri del Direttorio, meno ampio e “democratico”di quello del Littorio ma con gli stessi identici compiti, quelli di far eseguire le direttive, non più di un unico duce ma di ben due, i Due Mandanti, signori e proprietari dell’unico movimento che sta fermo. Carlo Sibilia lo avete già conosciuto, lui è già salpato in cerca di un arduo attracco,Dibba  (all’anagrafe Alessandro Di Battista), lo avrete sentito nominare altro pregevole membro del Direttorio, proprio qui a imola è stato incoronato futuro Ministro dell’Interno del futuro governo grillino del futuro “vinceremo poi”, da suo stesso genitore, presente anche lui, alla kermesse grullica.

Giustamente orgoglioso di un figlio che, venuto dal nulla ora percepisce stipendi da favola senza fare nulla, ci ha tenuto a far sapere alle masse grilliche e non che lui non è di destra, come si vociferava in giro  ma proprio fascista, che è tutt’altra cosa. In verità non avevamo mai dubitato che padre e figlio fossero di quella sponda ma è meglio essere chiari, prima di tutto la trasparenza, una cosa che al movilento sta  molto a cuore.

L’impegno del Dibba durante tutte le brevi giornate grulliche è stato tutto teso a smentire una sua eventuale candidatura come  sindaco della Capitale. Ci ha tenuto a far sapere a destra e manca (a manca molto meno in verità) che “Lui”, il Dibba,  è portato solo per il governo nazionale e non è che può sprecare le sue enormi competenze per una cittadina di nemmeno 3 milioni di abitanti.  Paura di governare? Ma quando mai! Anche se quando gli parli di Roma sembra Superman davanti alla kryptonite…vade retro Roma!0000000000000

Loro, i grullini,  non hanno  paura, mai e a prescindere. Dice infatti la Tavernella che lo segue come fosse la sua ombra: “Noi non abbiamo paura di governare. Fino ad ora ci siamo autogestiti, questo si chiama governare?”. No Tavernella de Noartri, non ha nulla a che vedere ma discutere con lei è come giocare a scacchi con un piccione. Anche se sei il più grande giocatore del mondo, lei continuerà a rovesciare tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e ci camminerà sopra con aria impettita e trionfante.970261_453920298019468_2009537607_n Agli annali del Senato è ormai a futura memoria delle prossime generazioni, la sua considerazione su “nazista femminile di nazisto” che con tutta probabilità gli varrà una candidatura per il Nobel della Letteratura, dopo quello di Dario Fo, finalmente una donna. Se vi serviva un motivo valido per essere favorevoli all’abolizione del Senato…

Il Testimone di Genova vorrà accanto a se nell’arca dei miracoli anche il terzo membro del direttorio, tale Roberto Fico, il grullino che ha saputo elevare il lecchinaggio politico a sublime arte linguale di inarrivabile splendore. Miracolato dal grillismo sulla via napoletana,  è assolutamente indimenticabile la sua dichiarazione a proposito di Beppe Grillo, suo mentore e benefattore: “Nella mia vita, tra le tante fortune, ho incontrato lungo la mia strada Beppe Grillo, tra le persone più oneste, trasparenti e libere che io abbia mai conosciuto. Per me è un esempio altissimo di intelligenza ed umanità… Per me Beppe Grillo è patrimonio mondiale dell’umanità come le Dolomiti, la Costiera Amalfitana o la musica”. Come dargli torto, prima di incontrarlo faceva il disoccupato e nemmeno tanto organizzato e poi cerchiamo di non nasconderci dietro un dito, neppure il fido Fede nel momento di massimo fulgore, arrivò mai a tanto nei confronti del suo unico, vero e puro amore platonico; Silvio Berlusconi.

Tutto ciò appartiene però al passato, l’astro nascente del firmamento pentagrullato è Luigi Di Maio che gli amici chiamano amorevolmente Topo Gigio. E’ lui l’esimio economista che in pochi minuti è riuscito a stravolgere il sessantottino “lavoriamo tutti lavoriamo meno” in uno stratosferico e pentagrullato; “lavoriamo niente e guadagniamo tutti”. Una cosa che avrebbe fatto tremare i polsi perfino a Marx, Groucho naturalmente che carletto fosse vivo lo avrebbe preso a calci in culo.di maio einstein

In quattro e quattr’otto il Di Maio a cui va tutta la nostra stima e rispetto, ha trovato i venti miliardi necessari alla copertura. La cifra necessaria viene dall’abolizione degli enti inutili. Semplice e allo stesso tempo geniale. Se sono inutili a che servono? Il fatto che il governo Renzi non ci abbia pensato dimostra inequivocabilmente che deve andare a casa.

Un semplice disegno di legge di poche righe e che ci voleva? Dovevamo scomodare questo povero fanciullo dalle alate orecchie per una soluzione che era alla portata di qualsiasi idiota? Ora vi starete chiedendo che fine faranno tutti i dipendenti licenziati da questo provvedimento e questo, questo dimostra che voi tutti siete servi del potere pagati dalla casta o troll del PD come meglio preferite a voi la scelta. Non è un serio problema nemmeno se preferite essere pagati da Berlusconi.

E’ ovvio che quei dipedenti non si debbono preoccupare, verranno pagati con il reddito di cittadinanza generato dalla soppressione degli enti inutili! Non abbiamo alcun timore nell’ammetterlo, Luigi Di Maio è un genio del nostro tempo e, come tutti i geni, incompreso ma, ma anche Einstein ebbe dei problemi all’inizio e questo, questo è solo l’inizio. Il suo trattato “Il Geologo e il Reddito di Cittadinanza” è ormai un classico studiato nelle migliori Università del pianeta, ma che dico, della galassia, tanto che nemmeno è stato pubblicato e già è  una pietra miliare dell’economia moderna. Chi è senza peccato scagli la pietra miliare, tanto per rimanere in tema mistico.

Considerato che a Dibba andrebbe il Ministero dell’Interno è logica conseguenza che al Di Maio, anche lui di genia fascista debba andare per forza di cose il Min.Cul.Pop., simpatico acronimo dell’era Littoria attribuito al Ministero della Cultura Popolare che ben sintetizzava il compito di quel dicastero durante il vent’ennio. E in quanto a InCulPop il Testimone di Genova non è secondo a nessuno.

Nel Direttorio non poteva mancare una donna ed è lei Carla Ruocco. Chi è Carla Ruocco vi starete domandando voi? Cribbio ce lo siamo domandati anche noi e con una esclamazione sicuramente più volgare che qui non è il caso di riportare. Sorpresa stratosferica! La Ruocco non solo  ha una vera laurea ma anche un vero lavoro, una cosa assolutamente fuori dal normale nell’universo grullico dove le laure sono spesso solo fantasiosamente inventate.

Sicuramente ricorderete Marta Grande e le sue millantate lauree, una un semplice corso di 63 ore all’Università dell’Alabama, l’altra un Bachelor of Art, tutt’altro che una laurea ma esibite e vantate come tali. Una mosca bianca? Niente affatto, anche Elena Bianchi non fu da meno, anzi, fece molto di più. La Bianchi riuscì a conseguire una laurea  niente popò di meno che all’Università di San Pietroburgo parlando solo tre parole di russo come lei stessa ammise. Una cosa che fece arrossire perfino il Trota.

Tornando però a Carla Ruocco,non abbiamo difficoltà ad ammettere che ci duole constatare che a suo “carico” non risulta nulla, nemmeno un congiuntivo sbagliato, un particolare che potrebbe seriamente mettere a rischio la sua poltrona sull’arca della salvezza, non vorremmo che tra tutti i grulini fosse l’unica ad avere un cervello, per la sua carriera speriamo vivamente che non sia cosi.

Fin qui l’Olimpo, i magnifici cinque, ma il firmamento pentagrullato brilla anche per altre stelle e niente affatto minori che hanno tutto il diritto di salire anche loro sull’arca della salvezza. Una menzione d’onore deve andare per forza di cose a Sara Paglini per aver fatto conoscere al mondo occidentale un oscuro e fino a quel momento ignoto dittatore friulano, tale Pino Chet, all’anagrafe Giuseppe Chet.

Colpa del correttore sostenne la senatrice (sì, anche lei è una senatrice, coincidenza? Io credo di no!). Noi ci abbiamo provato in tutti i modi e con tutti i possibili correttori ma il dittatore cileno Pinochet non è mai diventato Pino Chet con tutta la nostra buona volontà. Considerato che aveva confuso anche il regime dei colonnelli greci, facendoli diventare argentini, potrebbe, nel futuro governo essere un valido sottosegretario al Min.Cul.Pop..

Fuori concorso ma non meno importante, Roberto Ciotti (non me ne vogliano i sostenitori del Senato…è un senatore anche lui) un oscuro eroe dei nostri giorni, un vero combattente delle discriminazioni. Discriminazioni nei confronti delle donne? No siete assolutamente fuori strada, nei confronti degli immigrati non provateci nemmeno a pensarlo che se ancora non lo avete capito, essere di sinistra e votare per i cinque stalle è come pretendere di vedere un film porno alla radio ed eccitarsi. Ma no, lui non si abbassa a queste cose. Lui difende dalla ingiusta discrimazione le bicilette.

Epico e commovente  il suo intervento al Senato della Repubblica essendo giunto in ritardo: “Oggi non sono riuscito a parcheggiare la mia bicicletta in tutto il quartiere… per questo ho avuto una mezz’ora di ritardo in Aula… mi è stato addirittura impedito di portare la mia bici in ufficio: c’è una discriminazione verso la bicicletta!”, era il 29 giugno del 2013, una data da non dimenticare, segnatevela.

Di Filippo Gallinella ne vogliamo parlare? Primo firmatario di un rivoluzionario disegno di legge teso a garantire la purezza italica della nostra pasta. E’ il leggendario “Stop al grano saraceno”, un disperato “Mamma li turchi!” che ha fatto sbellicare dalle risate l’intera rete. Il grano saraceno è infatti coltivato da diversi secoli in Italia e utilizzato per alcune specialità alimentari come la polenta taragna o i pizzoccheri della Valtellina. A discolpa dei grullini possiamo solo dire che non era nemmeno un disegno di legge loro, lo avevano ricopiato con copia incolla da un altro disegno di legge, compresa  l’idiozia del “grano saraceno”, un maldestro tentativo di smentire la “chiacchera” che in parlamento non niente da mattina a sera.

E’ ora però di farla finita, oramai sparare sul Movilento è un po’ come sparare sulla Croce Rossa e quest’anno a Imola c’è invece una grossa novità, che stravolgerà completamente la 40visione che i cittadini hanno di questo movilento. Sebbene i preti non possano ancora sposarsi e l’anno non sia ancora finito, c’è a Imola una grossa novità. Una novità che non possiamo passare sotto silenzio. Casalercio ha cambiato cappellino. E’ solo una coincidenza? Noi non crediamo alle coincidenze! Jung (mica una Tavernella qualsiasi) sosteneva che equivale a cambiare un’idea, ad avere un’altra visione del mondo.

Infatti nemmeno mette piede nella kermesse grullica, il simpatico e socievole guru ha voluto subito sgombrare il campo da ogni possibile rigurgito di inutile e intralciante democrazia: “sui candidati niente primarie”,  che poi si sbagliano a votare e bisogna rifare tutto da capo. Fermi tutti! Non ha tutti i torti il guru, era già successo che i suoi deputati non fossero capaci a votare. Accadde anche con il caso Ilaria Loquenzi, capo staff della comunicazione a Montecitorio, licenziata da un voto dei deputati pentagrullati.  Una votazione assolutamente irregolare in quanto Casalercio aveva deciso diversamente. Un errore di sbaglio, un orrore al quale i deputati hanno subito rimediato. Si sono riuniti di nuovo, hanno rivotato e riassunto nuovamente la Loquenzi. Bastava dirlo!

Risolto il problema della democrazia, Casalercio ci ha tenuto a sottolineare uno dei cavalli di battaglia del Movilento Pentagrullato, la lotta alla corruzione che, udite udite perché voi menti piccole non ve lo sareste mai immaginato, si combatte con l’onestà. Lo sappiamo, vi stiamo sorprendo, moltiu di voi pensavano che i grullini fossero degli idioti. Per forza voi siete servi o del PD più elle meno P o del PDL meno “D” o di qualsiasi atra equazione che tanto non fa niente, erano tutte sbagliate.

Il criterio per ottenere l’onestà in politica è semplice quanto infallibile e ce lo spiega Casalercio;  la fedina penale pulita. Semplice e geniale come il reddito di cittadinanza. Ora si da il caso che però siamo in Italia e che perfino i candidati grullini siano italiani,  fatta la legge o regola grullica che sia, trovato l’inganno, anche questo semplice quanto geniale, che qui si tratta di uno scontro tra Titani.

Basta delinquere dopo la candidatura o non farsi  “beccare” prima. In questo modo il movilento degli onesti ha potuto candidate tra gli altri Diletta Botta  consigliere comunale di Genova che tra una delibera e l’altra spacciava e trafficava in droga o Stefano Costa, un rapinatore che è stato arrestato per estorsione e sequestro di persona, tutti reati che fanno impallidire quello per abuso d’atti d’ufficio, ma i pentagrullini se fanno una cosa, la fanno in grande. A  discolpa del rapinatore però dobbiamo dire che era conosciuto come “Il Moralizzatore” che a volte anche la realtà vuole prendere per il culo il movilento pentagrullato.1-38

Sono gli effetti collaterali di una politica a portata di click dove la connessione è solo virtuale e non cerebrale che per quest’ultima ci vogliono le sinapsi, non le chiavette USB. Ma la vera bomba deve ancora arrivare e come spesso accade, arriva quasi per caso e a ciel sereno… no, non è vero stava piovendo altrimenti la bufala dell’arca non sarebbe mai venuta in mente al Testimone di Genova, ma ci piaceva questa immagine per cosi dire onirica.

Un cronista, avendo finito gli schizzi di fango e non avendo nulla di meglio da fare chiede a bruciapelo al vero, unico e assoluto Gran Premier d’Imola quale potrebbe essere il primo provvedimento di un governo grullico. Casalercio fa finta di pensarci, la risposta già la sa ma vuole creare la suspence e poi risponde: “Abolire la prescrizione”. Il pluriprocessato e regolarmente condannato (altro che Berlusconi, non è mai stato assolto nemmeno per sbaglio) è stato visto trasecolare sotto il colpo ma altrettanto rapidamente si riprende e ci scherza su bestemmiando sotto voce in genovese stretto. Ci sentiamo di tranquillizzarlo, non si è mai visto in Italia uno con i soldi e pure politico che va in galera, al massimo gli fanno fare la badante a qualche anziano.

Di Battista quando glielo riferiscono cade dalle nuvole, “ha detto proprio cosi?”.  Lui non sa niente e non solo di questa cosa in particolare, anche di qualsiasi altra cosa in genere. Il genio infatti è Di Maio, lui è quello che voleva andare a trattare con i tagliagole dell’ISIS che “non erano un soggetto disumano”, terroristi che, a onor del vero, ancora lo stanno aspettando. Non sappiamo dirvi il perché ma pare che il giornalista non sia assolutamente rimasto stupito dell’ignoranza del Dibba.32

La metafora biblica del Gran Premier d’Imola non può logicamente finire qui.  Se Dio ha creato il mondo in sei giorni, ricorderete senz’altro che il settimo non ne poteva più e si è riposato, Beppe Grillo ha fatto di più. L’ottavo giorno ha creato il Movimento 5 Stelle, mica micio micio bau bau! E di sicuro il settimo non si è nemmeno riposato. Pensiamo che dovesse essere un Lunedì, giorno che qualsiasi lavoratore abolirebbe volentieri.  Che gioia, che cosa Gaia, la settimana diventa un’ottomana che solo per caso è un particolare divano, dal che ben si comprende l’eterno dormire del buon Vito Crimi, 00000000000000il più simpatico e giuggiolone di tutti i grullini. Lui comunque sull’arca non ci sarà di sicuro al momento di salpare starà sicuramente dormendo da qualche parte.

Voci di palazzo mormorano che nei rari momenti in cui è sveglio è capace di compiere “cazzate” inaudite, motivo per il quale nessuno lo sveglia mai. In uno di quei rarissimi momenti in un fuori onda che fece “incazzare” i Due Mandanti disse la verità, tutta la verità e niente altro che la verità : “Noi finora in Parlamento non abbiamo fatto un cazzo… abbiamo solo votato per scegliere cariche. Cioè passiamo un mese e mezzo senza fare un cazzo con uno stipendio che è quello che è…”.poi tornò a dormire.. Per la cronaca era il 21 marzo del 2013. Un anno d’oro per la satira.

Sull’arca non ci sarà nemmeno “Lui”, Casalercio, il guru indiscusso del movimento. Lui vede e provvede ma nell’ombra da lontano, non perché sia cattivo ma solo perché è timido, un po’ schivo e non trova il balsamo giusto per la sua capigliatura, una cosa estremamente deprimente.

Si è vero, potreste obiettare che in tutta questa cronaca semi seria, ironica e ridanciana ho sempre usato la terza persona plurale come i re, i papi, gli imperatori e, ancora di più il gran Puttaniere d’Italia. Mania di grandezza? Assolutamente no, è solo che io sono io e voi…. Ma se siete arrivati a leggere fino a qui, con buona pace della Tavernella, vi siete vaccinati contro l’ignoranza.

Ancora una volta buona vita…

 

 

 

One thought on “GRAN PREMIER D’IMOLA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.