I TESTI DELLE CANZONI NON SONO FIGLI DI UN DIO MINORE

 

NOBEL A DYLAN

 

Stupisce ma non più di tanto, il sarcasmo di alcuni scrittori sul Nobel per la Letteratura a Robert Zimmernan, più conosciuto come Bob Dylan. Perfino il nostro italico  Baricco  non riesce a capire cosa c’entri Dylan con la letteratura ed è singolare per uno che ha scritto Oceano Mare, uno dei più bei e singolari libri della letteratura italiana contemporanea.

A me viene più facile comprenderlo, ma io sono uno strutturalista storico di stampo barthiano, corrente della critica letteraria che studia il testo (qualsiasi esso sia) per quello che è, un insieme di segni che navigano nel simbolico, ma qui entriamo nei complicati orizzonti della semantica del linguaggio, affascinanti ma troppo complessi per la divulgazione su internet.

E’ singolare che il testo di una canzone si possa ritenere non essere letteratura. Quindi, se Dylan, per qualche oscuro motivo avesse  messo in musica Gli Orecchini e tutta la notevole poetica di Montale, questa avrebbe cessato di essere letteratura, per il solo fatto di essere cantata, invece che recitata? Quale differenza ci può essere tra l’insieme dei segni che compongono una canzone e quello che compongono una poesia? Non sono ambedue testi e, di conseguenza, letteratura?

Si da il caso, pur senza scomodare Roland Barthes, che il testo di una canzone si debba per forza scrivere,, e si da anche il caso che moltissime canzoni sono poesie e lo sono a tal punto che per poter essere cantate devono necessariamente essere messe in metrica o comunque, averne una intrinseca come nel verso sciolto.

Testo e musica sono due separate entità che possono sopravvivere nel tempo una prescindendo dall’altra. Le canzoni di Dylan hanno accompagnato la mia generazione allo stesso modo che le poesie di Prevert e, questo Nobel per la letteratura, rende merito a un poeta, un grande poeta che ha saputo trasmetterci le sue emozioni per oltre 40 anni.

Il problema forse sta a monte di tutto questo, Bob Dylan non aveva la consapevolezza di essere un poeta, pensava di essere solo un menestrello, figlio di un dio minore, è tutto qui l’equivoco. Ora, invece,  lo sa.

 

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