IL PD UN PARTITO DELLA SINISTRA SOCIALDEMOCRATICA CHE NON SA DI ESSERLO

 

 

Alla base delle scissioni a sinistra, sempre realizzate con l’intenzione di unire (tipica discrasia italiana) c’è la mancanza di una seria analisi politica mai fatta dalla dirigenza e di conseguenza mai diventata patrimonio della sua base.

Non è una boutade che l’attuale Partito Democratico, sia un partito della socialdemocrazia europea senza saperlo. In realtà, al giorno d’oggi ben pochi sanno che la distinzione di fondo più eclatante tra comunismo e socialismo sta nella famosa e sempre poco compresa formula della “dittatura del proletariato”, sulla quale non vi tedierò.

Nei fatti già il PCI di Berlinguer non era più da tempo un partito comunista se non nel nome, non essendo più “la dittatura del proletariato” nel suo programma. Non lo era e, anche in quel caso non avendo mai analizzato il suo essere diventato un partito socialista a pieno titolo e, socialdemocratico nel momento in cui il suo segretario Enrico Berlinguer spingeva per il compromesso storico, un accordo di governo a pieno titolo con l’allora Democrazia Cristiana.

E’ nel ’76 che nasce quello che fu definito il “governo della non sfiducia” grazie all’astensione del PCI di Berlinguer, il terzo governo Andreotti, “forte” se così si può dire soprattutto degli astenuti, considerato che al Senato, l’astensione, conta come voto contrario. Pochi lo ricordano ovviamente, in quell’occasione, proprio al senato alcuni senatori del PCI uscirono dall’aula, non tutti altrimenti sarebbe venuto a mancare il numero legale.

Anche chi non fosse pratico delle distinzioni che si sono a sinistra tra comunisti, socialisti e socialdemocratici, dovrebbe essere fin troppo evidente che, il Partito Comunista Italiano, per arrivare ad una decisione del genere, non poteva che non essere più un partito comunista nel senso classico del termine.

Sebbene, il processo mai dichiarato e mai discusso, fosse cominciato già prima del 1976, con il via libera a quel governo l’allora PCI di Enrico Berlinguer aveva saltato a piè pari l’essere già socialista per approdare definitivamente alla socialdemocrazia. L’opzione della dittatura del proletariato era definitivamente caduta e senza possibilità di appello.

Come andò a finire la stagione del Compromesso Storico è ormai storia di questo paese. Aldo Moro, l’esponente della Democrazia Cristiana che allora la sponsorizzava fu assassinato dalle Brigate Rosse, in una vicenda che, non è mai stata raccontata fino in fondo.

Il PCI di allora e il PD di oggi, non hanno mai fatto una seria analisi storica e politica né su quel periodo, né su quello successivo ed è evidente che non avendola fatta oggi gli scoppi in mano, consentendo a personaggi come D’Alema, Bersani o Emiliano di fare quello che fanno contro il Partito Democratico, essendo stati oltretutto i primi due, gli “attori” di questa trasformazione “inconsapevole” del PCI.

Per onestà intellettuale “virtù” oggi desueta e inopportuna, corre anche l’obbligo ricordare che dalla svolta della Bolognina in poi, a livello internazionale ed europeo, i DS prima e il PD dopo sia stato un qualcosa che non era né carne né pesce, non avendo mai aderito all’Internazionale Socialista, l’organizzazione che raccoglie tutti i partiti della sinistra nel mondo.

Non lo fece Achille Occhetto, nemmeno Veltroni, non lo fece D’Alema e se ne guardò bene perfino Bersani, lasciando il PD in una sorta di limbo senza alcuna vera identità politica, come se, l’essere di sinistra, in quel momento, fosse una sorta di malattia.

Chi porta il Partito Democratico dentro l’internazionale socialista e il PSE dopo ben sette anni dalla sua nascita è Matteo Renzi, l’unico dei segretari che non proviene dalla tradizione comunista, l’unico che non ha avuto alcun timore di farlo. E’ ovviamente per molti, arte troppo difficile il ragionare sui motivi che possono aver spinto Matteo Renzi a condurre finalmente a sinistra il Partito Democratico e a ragionare sui motivi per i quali i suoi predecessori non lo hanno fatto.

Non è una questione di lana caprina, perché è una questione politicamente fondamentale, la collocazione europea e internazionale di un partito. Il motivo per cui gli altri non lo hanno fatto sta evidentemente nella loro pavidità, nella loro incapacità di una visione politica di ampio respiro e di assumersi grandi responsabilità.

Ora, sarebbe anche giunto il momento di una seria riflessione su quello che è diventato il Partito Democratico, una riflessione che diventi patrimonio della sua base, composta anche da militanti ed elettori che sono nati ben dopo molti dei fatti qui brevemente esposti e che non gli appartengono se non altro per questioni anagrafiche.

A loro, vorrei ricordare che anche le posizioni di Togliatti (difficile pensare a Togliatti come di destra), furono ampiamente criticate per esempio per quello che riguardò  l’amnistia ai fascisti, e vorrei anche ricordare che D’Alema fu l’autore del patto della crostata con Berlusconi che portò l’unico vantaggio a Berlusconi di tenersi Rete 4, mentre Bersani condusse il partito a un abbraccio mortale sempre con Berlusconi in una grande coalizione, dove il PD era sostanzialmente succube e le decisioni prese non negli organi direttivi ma in quelle riunioni diventate famose come “i caminetti”.

Matteo Renzi, secondo questi personaggi sarebbe di destra, anzi sarebbe la fotocopia di Berlusconi. Da parte loro, ci vuole del coraggio a fare queste affermazioni. Infatti sono assolutamente di destra I diritti Civili, ottenuti per la prima volta con il governo Renzi, così come la legge “sul dopo di noi” che tutela un’altra minoranza, è di destra anche la NASPI, una tutela economica per chi perde il lavoro, è di destra l’estensione della Cassa Integrazione alle ditte sotto i 15 dipendenti, ed è di destra anche la legge per il contrasto della povertà.

Ovviamente è di destra anche il fatto che quest’anno i pensionati al minimo avranno la quattordicesima. Saranno pure tutte di destra queste e tantissime altre leggi fatte mentre sarà sicuramente di sinistra non aver diminuito il numero dei parlamentari, non aver tolto lo stipendio ai senatori, non aver abolito un ente inutile e costoso come il CNEL che regala alla segretaria della CGIL 20 mila euro l’anno per grazia ricevuta.

E’ anche molto di sinistra che i segretari dei sindacati guadagnino quasi tre volte lo stipendio di chi vorrebbero rappresentare, è molto di sinistra allearsi con chi la sinistra la vuole annientare per statuto. Gaber si chiedeva cosa fosse di sinistra e cosa fosse di destra con molta ironia, io con la stessa ironia, il Maestro permettendo pongo a voi la stessa domanda: sicuri in questo momento storico e non in un altro che siete dalla parte giusta?

 

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