IL QUAGLIARELLUM

 

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L’ultima Festa dell’Unità che mi ha visto era ancora targata PCI in un tempo giurassico dove non andavi alla Festa dell’Unità ma facevi la Festa dell’Unità. Cosi mi ritrovo un po’ spaesato in quella Pietralata che fu scenario di Diario di Un Maestro, indimenticabile sceneggiato RAI degli anni ’70 con Bruno Cirino che tutti abbiamo amato nel ruolo del maestro che mette in pratica i propri ideali, una cosa inconcepibile in quegli anni come oggi in questo nostro bel paese. Sono qui in questo scampolo d’estate che va morendo, soprattutto per amicizia, uno di quei sentimenti ancora analogici in un mondo digitale.

Piove e non già sugli ippocastani di cui non c’è nemmeno l’ombra e nemmeno sui nostri visi tutt’altro che silvani, piove su una disorganizzazione che sembra regnare sovrana nonostante la diretta televisiva sulla Setta di Cairo. Piove sugli sparuti gazebo che riparano come possono le non molte sedie, i cavi della corrente nelle pozzanghere d’acqua, il mixer coperto da un key way, la luce che ogni tanto salta.

Sono un inguaribile marxista, di quelli che non si è fermato alla copertina del il Capitale e che sogna che qualcuno che non sia Ferrero termini il Capitale con il libro V, possibilmente aggiornandolo al nuovo millennio, che rimanere fermi all’ottocento non può in alcun modo essere cosa che si addica a dei rivoluzionari.

La mia presenza a Pietralata è come semplice accompagnatore, noi marxisti siamo pragmatici ed è fin troppo ovvio che preferiamo l’uovo oggi alla gallina, forse, domani, non so se chiara per tutti l’implicita metafora. Non dovrei dirlo ma D’Alema ha per me lo stesso fascino di una visita prostatica perfino se dicesse una cosa di sinistra, cosa che Nanni Moretti arrivò ad implorare in ginocchio in un film ormai cult: Aprile

Come possa essere diventato una icona del comunismo nostrano si può spiegare soltanto con l’alto tasso di analfabetismo di ritorno di cui soffriamo. Anche Giachetti è però lontano dalle mie sensibilità, un ex radicale troppo buonista. Adoro invece i video De Luca, l’unico politico italiano che riesco a sentire dall’inizio alla fine ma non lo voterei mai. Comprenderete quanto sia insostenibile e precaria la mia posizione sul panorama di un mondo che non mi appartiene ma non posso nascondermi dietro un dito considerata la mia stazza.

Non avendo mai votato per il PD e tanto meno partecipato alle sue primarie per quanto spesso invitato avendo partecipato attivamente alla vita politica di questo paese in anni meno sospetti, la mia adesione al SI della Riforma Costituzionale si colloca nell’ambito di quella tradizione comunista che passando per il Togliatti dell’amnistia ai fascisti arriva fino al Berlinguer del Compromesso Storico, Berlinguer, inutile dirlo, che io non votai come segretario essendo a quei tempi un ingraiano. Quell’Ingrao che già nell’85 era per l’abolizione del bicameralismo perfetto come lo era la compagna di Togliatti e, solo alla fine lo stesso Berlinguer.

So bene come se avessi la palla di cristallo, in verità solo perché sono assolutamente prevedibili, il mantra di tanti sinistri personaggi a questa mia affermazione, tanto bene rappresentati da un lungimirante Giorgio Gaber nel suo intramontabile Bar Casablanca

e delle loro opinioni me ne disinteresso profondamente, “son della razza mia” e questo è Guccini.  Come sempre avviene in politica a decidere saranno gli elettori, fermo restando che poi si possa sempre gridare al “GOmblOddo!!!” o far passare per scemi i cittadini che liberamente scelgono, come già avvenuto con il referendum delle trivelle.

Tutto questo si chiama democrazia, ed io non essendo Voltaire, sono sempre disposto a morire dal ridere davanti a chi come in questo caso, votando come i fascisti si definisce di “sinistra”. Nel mio perverso immaginario mi appaiono come quelli che pretendono di eccitarsi guardando un film porno alla radio.

Un merito, del resto, questo referendum ce l’ha, a prescindere dall’esito, ha costretto i diretti eredi di Mussolini e dei Fasci di Combattimento a difendere quella Costituzione Antifascista che non gli permette di ricostituire il partito fascista (art XII) e questo per noi che abbiamo vissuto gli anni 70 è una profonda soddisfazione nonché motivo di estrema ilarità.

Lo so, mi dilungo ma è il piacere della scrittura che mi auguro di condividere con il lettore comunque la pensi. Arrivano, brusio, applausi, la pioggia ecumenica che se ne frega di Mentana e io con lei. Mitraglietta bontà sua si presenta e gli manca il coraggio di definirsi giornalista e si proclama conduttore dell’evento. Gigioneggia, un colpo di lingua a Giachetti che non si sa mai come può andare, una sviolinata a D’Alema con cui purtroppo condivido il nome e solo quello.

E’ subito chiaro che l’unico microfono che funziona è quello del leader Maximo. Giachetti sembra non preoccuparsi del fatto che nessuno senta quello che dice e continua il suo intervento. La sala rumoreggia, pardon i gazebi, le mie amiche sono affrante, Bobo è nei loro cuori, nel mio non c’è spazio me ne è rimasto solo un pezzetto e già fatica di suo a fare quello che deve, a pensarci bene sono un uomo senza cuore con tanto di certificato della Asl.

D’Alema è D’alema, sprezzante, arrogante, sgradevole e borioso come solo può essere il figlio di un funzionario del partito, che non ha mai lavorato ne dovuto dimostrare nulla, campando sulle spalle di quei “proletari” che avrebbe dovuto difendere. Sono quello che ha realizzato Icaro, la sua barca a vela ma questa è una storia che racconterò in altra sede. Tra tutti i non eletti Presidenti del Consiglio il più inutile di tutti se mai un giorno si farà una graduatoria, verrà ricordato al massimo per aver fatto la guerra in Kosovo scatenando l’ira dei comunisti italiani di cui oggi è icona. Misteri della fede.

Massimo comunica alla platea che qualora non volessimo credere alle sue parole, abbiamo il conforto di un libello scritto niente popo’ di meno che dall’ex Presidente di quella consulta di saggi voluta da Napolitano per quelle riforme che non si sono mai fatte, tale Valerio Onida: “Perché è saggio dire di no”. Lo gira e lo rigira tra le mani come un feticcio.

Peccato che il grande statista si dimentichi di dire che l’altro estensore del pregevole libello è tale Gaetano Quagliarello, casualmente senatore di Forza Italia e firmatario insieme a Roberto Formigoni di una lettera aperta ai cattolici del bel paese dove chiedevano che venisse sospeso il giudizio di questi su Silvio Berlusconi accusato di concussione e prostituzione minorile.

Il libello per dovere di satira è pubblicato dalla casa editrice Rubettino che si occupa dei “grandi pensatori liberali” notoriamente di sinistra con lampi alterni di comunismo latente. Non sapendo bene in che ambito collocare l’opera è inserita nella collana Vari…ed eventuali.

D’Alema che si presenta con in mano un’opera di Quagliarello di cui condivide il pensiero, lasciatemelo dire, non poteva passare sotto silenzio per quanto sottolineata dallo stesso Giachetti. Ora se fa ridere che i fascisti debbano difendere la Costituzione Antifascista, fa sganasciare dalle risate che la Maxima Icona del Comunismo Italico sia costretta ad attaccarsi all’opera di un senatore di Forza italia e io, perdonatemi, non potevo esimermi dal farlo notare. Oltretutto avrei piacere se qualcuno potesse illuminarmi sul quando è avvenuta la “conversione” di D’Alema al comunismo perché io devo essermi distratto.

“Il Quagliarellum” ho esclamato forse appena appena un po’ troppo sopra le righe. Ora, seduto di fronte a me era un bambinone di una quarantina d0’anni o su di li, accanto a una radical chic ventaglio munita (si, avete capito benissimo, pioveva, faceva anche freddino e la signora aveva un ventaglio). Il bambinone da quando era cominciata la trasmissione si sgolava in fumettistici “Buuuuuuuuuu” rivolti a Giachetti.

La verità fa sempre male, lo diceva anche Caterina Caselli che non era una politica leninista ma una cantante di quando ero piccolo, e il Quagliarellum non deve esser piaciuto alla claque dalemiana. Il bambinone si gira e mi da del “fascista!”.

Or dunque, devo aggiungere per dovere di cronaca, non essendo Mentana, che nel corso della trasmissione lo avevo sentito interloquire con una delle mie amiche, udendolo affermare di aver votato la Raggi a Roma con l’intento di mandare a casa il Presidente del Consiglio. Per pura carità cristiana, pur essendo agnostico con punte di miscredenza, non ero intervenuto, sicuro che non avrebbe mai compreso la sesquipedale idiozia che aveva proferito senza battere ciglio, convinto oltretutto di aver fatto come si dice a Roma “una ficata”.

M’avesse detto “stronzo” ci potevo anche passare sopra a Roma in certi casi è perfino un complimento, ma era evidente che il suo gruppo era oriundo. Sentirsi dare del fascista da uno che con la massima tranquillità aveva votato dei fascisti con un intento fantascientifico, non potevo tolleralo in alcun modo.

Come potrete vedere nel filmato di Repubblica che allego https://video.repubblica.it/dossier/le-riforme/riforme-scontro-d-alema-giachetti-mentana-siete-la-coppia-ideale-dopo-sandra-e-raimondo/252178/252354 ho redargiuto il bambinone con parole tranquille ed estremamente pacate, invitandolo a una serena riflessione su quanto aveva appena detto.

Non avendo gradito il mio sereno intervento, il bambinone si alzato, si è girato e mi ha inquadrato in tutta la mia stazza leggermente fuori misura. Come si era alzato si è rimesso a sedere che se solo avesse alzato un mignolo sarebbe volato in braccio al suo D’Alema fin sul palco.

Io vengo dagli anni della dittatura brasiliana e ero solo un bambino, quella degli squadroni della morte, dei morti per strada e delle torture ai genitali con la corrente elettrica, tutte cose apprese solo dopo che portarono via dal mio palazzo un giornalista in rua Paissandù a Rio de Janeiro. Una poltiglia di carne e sangue. Sono passato per gli anni di piombo, i fascisti di Sommacampagna a Roma che uscendo dalla sezione mi spararono addosso. Una pessima mira per fortuna ma erano giovani come me e inesperti. Quando la polizia sparò a Piazza Indipendenza a Roma ero dietro la macchina che ricevette i colpi dei proiettili ed ero sul ponte poco lontano da Giorgiana Masi. Povero bambinone non sapeva di cosa parlava.

Tania mi sedeva accanto e ha detto qualcosa a proposito di Giachetti. La radical chic con ventaglio si è girata dando della fascista anche a lei. Monotematici. Alla signora mancava solo un lungo bocchino d’avorio e il boa di piume di struzzo e il suo “fascista” era biascicato come il “gradisca” di felliniana memoria in Amarcord. Tania non avrebbe mai detto una parolaccia o preso a schiaffi la signora. “Tranquilla – le ho detto – è solo una fascista di merda” con tutto il mio rispetto per la merda da cui notoriamente nascono i fiori. “Guarda che la signora ha fatto il ‘68” ha detto ancora il bambinone e qui, qui lo dico con orgoglio, l’innato signore che è in me ha dimostrato tutta la sua incredibile potenza manifestandosi nella sua compiuta interezza. Non gli ho risposto, sono stato zitto tenendo per me, nel più profondo di me la risposta che spontanea e impellente mi era risalita alle labbra: “La signora probabilmente ha sbagliato di un anno”. Se esiste il Paradiso me lo sono guadagnato.

Abbiamo di nuovo sfiorato la rissa quando il bambinone in direzione del palco ha detto, testuali parole “sono marxista io”. Ho sentito sulle mie spalle le mani di Nera che mi trattenevano, deve aver pensato: “adesso lo ammazza!” e in effetti un pensierino in questo senso l’ho fatto. Non saranno stati un campione demoscopico ma se questi rappresentano quello che è oggi la sinistra italiana è assolutamente comprensibile il motivo per cui è morta e sepolta senza nessuna speranza di resurrezione. Una cosa che dal mio modestissimo ed infinitesimale punto di vista non può farmi piacere.

Nel frattempo Giachetti sfodera il suo asso nella manica, il Patto della Crostata che legge per intero dall’Enciclopedia Treccani. Il Leader Maximo non se lo aspettava da Bobo e nemmeno io a dire il vero e accusa il colpo. A microfoni spenti dirà: “ Bisogna aggiornare la Treccani” e non è solo un modo di dire, Massimo Bray suo fedelissimo è direttore generale dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana.

PS Anche la trasmissione di RAI tre Gazebo ha riportato l’amena discussione….dal minuto 7:58.

http://www.raiplay.it/video/2016/09/Gazebo-Social-News-40eb0518-2d59-4085-b331-1e44ad1e5ab3.html

 

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