IL RUGGITO del coniglio

il ruggito del coniglio

Correva l’anno non tanto tempo fa, il 2016. Era il 29 settembre: “Io sono più liberale di Renzi, su questo non ci piove proprio”. A rivendicare questa sua estradizione liberista a Piazza Pulita non era Berlusconi ma Pierluigi Bersani, attuale icona della sinistra comunista.

Una cosa da far tremare i polsi se solo si avesse un minimo di memoria storica nemmeno troppo lontana. Lui, l’ex segretario del PD, quello che da solo riuscì nella temeraria impresa di perdere delle elezioni già vinte, l’uomo  che parcheggia mucche nei corridoi del Nazzareno, che invece di rivendicare le sue origini comuniste, di contestare a Matteo Renzi di non essere di sinistra, invece di giocare a “io sono più di sinistra di te”, ribalta completamente la singolar tenzone con una incredibile supercazzola con scappellamento a destra. Io sono più a destra di te. Liberisti di tutto il mondo unitevi, uno spettro si aggira per il Parlamento:  Pierluigi Bersani.

 

E, la cosa più strabiliante è che Bersani ha ragione. E’ molto più liberale e di destra di quanto lo possa essere Matteo Renzi. Infatti, andando in dietro nel tempo, sono dovute proprio a Bersani con il governo Prodi gran parte di quelle liberalizzazioni, con il conseguente arretramento dello Stato in numerosi settori, che hanno cambiato questo paese, nel bene o nel male lo lascio decidere a voi e soprattutto a tutti quei “comunisti” che si sentono rappresentati dal nostro. Che lui sia molto più liberale di Renzi è un dato di fatto incontrovertibile, ma è anche un dato di fatto altrettanto incontrovertibile che i liberali non sono di sinistra.

Infatti che le liberalizzazioni possano appartenere al pensiero marxista-leninista mi riesce arduo da comprendere ma è sicuramente un mio limite dovuto a superficiali studi de Il Capitale in tenera età.  Bersani però non è nuovo a queste capriole pindariche del pensiero e della prassi politica.

Sempre nel 2016, ma era il 12 Aprile e per una mia pignola precisione, le 18:00, quando la Camera approvava con 361 sì, e soli 7 contrari il ddl Boschi sulla Riforma Costituzionale, quello che poi sarebbe stato oggetto di referendum.

Non ci crederete mai, eppure in quei 361 voti a favore c’era anche quello di Pierluigi Bersani nuova icona della sinistra rivoluzionaria e di classe. Pochi mesi dopo però, pentito di quel gesto,  il nostro “smacchiatore di giaguari”, in una intervista al Corriere della Sera annunciava alle masse liberali del bel paese che dopo aver dato via libera alla riforma Boschi avrebbe votato No al referendum costituzionale e qui però lasciatemelo dire, nonostante possa apparire diversamente, c’è una certa, per quanto tardiva, coerenza.

Infatti Bersani,  annuncia che avrebbe votato proprio come il Cavaliere, riconosciuto paladino del liberismo italiano, di cui già si sentiva partecipe in quel rivelatore 29 settembre; Silvio Berlusconi.

Come possa accadere che coloro che sentono di essere, a torto o a ragione (ma più a torto), i diretti eredi di Marx, Lenin, Gramsci e Togliatti possano anche sentirsi rappresentati da uno che rivendica pubblicamente di essere più a destra di Matteo Renzi, è uno di quei misteri italici che nulla ha da invidiare a quello altrettanto oscuro del calzino che sparisce nella lavatrice.

One thought on “IL RUGGITO del coniglio

  1. Ma quale icona? So’ sempre i soliti gesuiti… mò pure ultraliberisti a loro insaputa
    tra l’altro, tra coloro dei quali si sentono eredi hai dimenticato (e anche loro spesso se ne dimenticano!) di citare Stalin, il grande mentore del fu PCI…
    per il resto, d’accordo su tutto

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