LA MELA AVVELENATA

la mela avvelenataI più attenti e smaliziati osservatori delle “cose” romane se ne sono sicuramente accorti.  Archiviata la stagione dei grandi sindaci e della passione civile, non solo ci avviamo all’era della Grande Astensione, ma nelle elezioni romane si nasconde neppure troppo una mela avvelenata, per quanto bella,  attraente e lucidata a dovere.

Tutte le forze politiche, senza eccezione alcuna hanno faticato non poco a trovare delle candidature, plateali le difficoltà della destra e del resuscitato Berlusconi che alla fine ha dovuto ripiegare su Calce e Martello, i grillini che disconoscono le loro stesse Condominarie, la Meloni lanciata Leader de Noartri che  proprio a Roma cade tra le braccia  del padano Salvini  e, emblematico il PD, dove alla fine Bobo rimane  con il classico cerino acceso in mano, visto che tutti gli altri si erano rapidamente defilati.

Roma, è assolutamente ingovernabile, con i suoi quindici municipi che sono altrettante città, i suoi oltre sessantamila dipendenti comunali e una popolazione che manca di poco i tre milioni di abitanti, ed ecco la mela avvelenata di queste elezioni, inconfessabile desiderio nascosto che aleggia come uno spettro su queste strane lezioni tra le corsie preferenziali contro mano di Giachetti, la funivia di pianura su sette colli della Raggi, il pedaggio del GRA dell’alleato padano della Meloni e la Ferrari di Marchini.

Dovesse vincere la Raggi, nonostante il Movimento 5 Stelle abbia fatto il possibile perché ciò non avvenga, (ma anche gli altri non è che siano impegnati troppo per conquistare il Campidoglio) si troverebbe a gestire una autentica catastrofe, tenendo presente che i cordoni della borsa non sono di certo nella mani del sindaco, ma in quelle del governo. Se a Livorno, una piccola città in confronto con la capitale, i pentastellati sono collassati in una montagna di spazzatura pensate cosa potrebbe succedere a Roma che, per dare una dimensione approssimativa, corrisponde a 19 Livorno messe assieme. messe assieme. Sarebbe l’inizio della fine del Movimento 5 Stelle

La vittoria di Beppe Grillo e del suo Staff sarebbe la classica vittoria di Pirro con un incredibile assist a Matteo Renzi che ne avrebbe solo da guadagnare anche in vista del prossimo Referendum che, ha personalizzato su se stesso, ben sapendo che è l’unico modo per poterlo vincere. Che piaccia o meno il Partito Democratico oggi senza il suo segretario è inesistente, cosi come le opposizioni interne ed esterne che puntano tutto solo e soltanto sull’antirenzismo senza elaborare altro. Lo stesso errore che fecero con Berlusconi, consentendogli di fatto di governare il paese quasi per vent’anni. Errare è umano, perseverare…è idiota.

E Fassina direte voi.  Fassina, mi dispiace per chi ci crede, in questo gioco conta poco o nulla, partecipando non per vincere ma per far perdere, essendo oltretutto candidato unico di se stesso, ripescato in estremis. Lui conta di prendere gli stessi voti a Roma che ottenne dentro il PD standone fuori. Una pia illusione, attualmente non ci sono spazi e farà la stessa fine di quello che lui stesso ha definito come un possibile riferimento, Giorgio La Malfa, lo ricordate? No? Ecco, appunto.

Chi vincerà le elezioni a Roma non ci è dato di sapere, ma, viste le attuali condizioni, comunque vadano saranno un successo per Matteo Renzi che mai a un uomo politico è accaduto di essere al centro di una situazione per lui cosi favorevole.

Per il resto Roma ha superato un imperatore che la voleva bruciare, un altro che nominò senatore il suo cavallo, le invasioni barbariche, il belloccio Rutelli, il sacco di Alemanno e l’Allegro quanto inutile Chirurgo, sono sicuro che sopravvivrà anche al prossimo sindaco, eterna e immortale nonostante noi.

 

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