LE MIE PRIMARIE

 

Castelnuovo è un piccolo borgo dopo gli estremi bordi della grande città, penetrato dall’antico tracciato di una consolare romana traboccante di storia, la Flaminia. Il nostro non è un gazebo, ma un grottino, freddo, umido e un po’ “carbonaro” subito dopo un arco che dalla piazza, sulla sinistra lo incornicia nel suo arcuato commento architettonico. E’ in via degli Effetti, non già impressionati artifici illusionistici, ma perduta memoria di quello Scipione che fu concessionario nel lontano 1627 delle entrate del castello.

E’ quel grottino la rustica e spartana sede del circolo del Partito Democratico dove si terranno le votazioni per le primarie. Il Commissario Prefettizio subentrato al sindaco arrestato nell’ambito delle indagini per Mafia Capitale non ha concesso l’utilizzo di localidi proprietà del Comune.

Sono le sette e mezza e apriamo il kit fornito dal partito a tutti i seggi. Dentro c’è l’urna in cartone da montare tipo mobile Ikea, le schede per le votazioni, il materiale per gli scrutatori, manifesti, adesivi, l’immancabile Vademecum e l’ultimo ritrovato tecnologico in fatto di matite per elezioni. Sono auto sbuccianti e non necessitano di temperamatite e per la goduria di eventuali grillini infiltrati tra gli elettori non vanno nemmeno ciucciate, una inquietante e ingiustificata sorta  di buonismo veltroniano nei loro confronti.

A onor del vero c’è anche un corpo estraneo in quel kit e non si tratta dell’immagine di Michele Emiliano, ma di un temperamatite che, considerato che le matite non ne hanno bisogno risulta inutile e fuori luogo proprio come la candidatura pugliese tanto da farmi pensare si tratti di un messaggio subliminale di Matteo Renzi ai membri dei seggi. Lo guardiamo con un certo divertito stupore (il tempera matite ovviamente) e lo mettiamo via con le altre cose che non servono.

Abbiamo aperto da poco e già cominciano ad arrivare le persone che sono uscite di casa per partecipare, alcune arrivano con un abbigliamento da escursionisti, è la domenica di ponte con il Primo Maggio. Il flusso  sarà costante per tutta la mattinata e, i componenti del seggio, noi, volontari non pagati come è sempre stato fin dai tempi più lontani del PCI sembriamo tutti della stessa mozione, anche se non lo siamo affatto a testimoniare che spesso i piani “bassi” sono di gran lunga migliori di quelli “alti”. Ma siamo persone e non algoritmi come in altri casi meno nobili, infatti Ornella arriva con i cornetti per tutti al seggio appena aperto.

Fa freddo dentro il grottino ed è umido come ogni grottino degno di questo nome ma quando è un’idea che ti spinge, giusta o sbagliata che sia, la divertita ironia e non l’accecante astio, la rivoluzionaria voglia di cambiare e non la piattezza borghese della convenienza personale, si può fare tutto. I pochi avversari già in fila si riconoscono negli sguardi, nella nervosa presenza anche se non li conosci e non li hai mai visti che io in questo borgo sono ospite come i tanti luoghi che hanno subito il mio esistere nel panorama scheletrico di un mondo che non ho mai condiviso fino in fondo.

Chi voterà per Emiliano è come se ce lo avesse scritto sulla fronte, si vede da lontano che non ha nulla a che vedere con il Partito Democratico, con la sinistra, con la partecipazione, con la condivisione di comuni progetti. E’ li per un solo motivo poter votare contro Renzi con l’illusoria speranza di poterlo scansare senza fare nulla, senza elaborare un progetto politico alternativo, senza nessuna intenzione di nemmeno provarci a governare per cambiare le cose in un verso o in un altro, ma come tutti avranno pagato due euro per non ottenere nulla di quello che vogliono e hanno pure dovuto firmare con nome e cognome l’adesione agli ideali del Partito Democratico. Alla fine oltre al danno economico, la beffa e, da parte mia, anche la presa in giro.

E’ sempre Ornella che a pranzo arriva con qualche tramezzino e sempre per tutti e sempre di una mozione opposta alla mia, come a dire che la ragione spesso serpeggia ovunque e che quando hai fame anche la politica fa un passo in dietro e anche due o tre.

La più giovane che alla fine voterà nel grottino, nemmeno 19 anni compiuti, il più anziano 94 anni, Due mondi lontani e diversi. Due mondi che nemmeno si sfiorano. Due mondi eppure che ci sono e ci sono tutti e due. E poi, e poi i componenti del seggio che si alternano che neppure un votante deve tornare indietro e non importa a nessuno di noi per chi voterà, e anche questo è strano, molto strano.  Domani torneremo a dividerci a contrastarci, perfino ad insultarci, a rovesciarci addosso tutta la nostra aggressività, le nostre frustrazioni, le delusioni, le volgie e tutto quel bagaglio personale che fa di noi degli esseri umani, ma oggi, il giorno delle primarie, oggi no. Questo è un piccolo borgo, colmo di difetti per uno come me vissuto ovunque e sempre distante dal mondo ma anche pieno di pregi, di dettagli che sfuggono all’occhio meno attento, distratto e superficiale.

Così accade che ti ritrovi a parlare di Roland Barthes, di segni e semiologia del linguaggio con il segretario del PD dove meno te l’aspetti, io che nello sportello dell’armadio avevo la foto del padre dello strutturalismo invece di una pin up nuda, lui il segretario del PD. A dimostrazione che l’esistenza spesso ti guarda, ti prende a sberle e sorride, sorride di te.

Alla fine della giornata, quando alle otto di sera si sono chiusi i battenti del grottino e aveva votato l’ultimo solito ritardatario, saranno quasi duecento le persone che avranno varcato la porta di quel grottino umido, freddo e defilato. Duecento idee diverse, duecento diverse speranze, duecento diverse motivazioni che invece di andare altrove sono venute a votare ed io, marxista e fuori luogo in ogni angolo del mondo ancora più diverso nel mio essere dove mai mi sarei immaginato di dover stare. Come tutte le umane esperienze, finanche quelle più disumane che la mia esistenza ha attraversato, un arricchimento che amplia, semmai fosse possibile, la mia smisurata consapevolezza di me stesso.

Alla fine ho vinto, come altre poche volte mi è accaduto, sono di più senz’altro le occasioni in cui ho perso, sedendo fin dal primo momento sui banchi del torto, ma non per voler mio, ma solo perché quelli dei giusti erano tutti quanti già occupati.

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IO MARXISTA IO CON RENZI IO TUTTO IO NIENTE IO STRONZO…

 

 

 

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