L’ULTIMO DEI MOICANI

L'ULTIMO DEI MARXISTI

Piazza Duomo, una giornata di questi giorni in una città che potrebbe anche essere la vostra. Loro dei ragazzi, vestiti bene, fossimo negli anni ’70 a Roma li avrei definiti dei pariolini anche se, io lo dovrei sapere, l’abito non fa il monaco.

Diffondono Lotta Comunista. Me lo offrono, a me, un antico teorico marxista. Li guardo basito come mi avessero offerto La Torre di Guardia e, i i miei ricordi, corrono a Stella Rossa, dieci lire per la rivoluzione, il Convento Occupato proprio dietro il Colosseo ma la città è un’altra e il tempo l’oggi. Quell’oggi che non capisce il suo passato e non vede il suo futuro.

Sono marxista che me ne faccio? “Compagno!” esclama uno. “Appunto”, confermo. La ragazza mi sorride. C’è sempree una donna in mezzo a tutte le rivoluzioni che poi, a ben vedere, con il senno di poi, il ’68 è stato fatto per quello senza dover scomodare “Fragole e Sangue”.

“Allora dacci una mano”….gli operai …le faBbriche… Operai? Fabbriche? Ne avranno mai visto uno? Mi rendo conto che il tempo è li, immobile, per loro non è passato, gli operai non sono andati in paradiso. Li guardo. Non hanno mai letto nulla.

Gli operai sono morti, non te ne sei accorto. Lo fisso. Non sono più ne determinati ne centrali nel processo produttivo di una nazione.

Lui sgrana gli occhi  come avessi bestemmiato dentro la navata di quel Duomo che impassibile del nostro travaglio ci sovrasta imponente, eterno e distante. Gli chiedo se per caso abbia letto Il Capitale, visto che diffonde un giornale che si chiama Lotta Comunista. E’ la ragazza che risponde illuminandosi in volto. “Ma ci vogliono trent’anni per leggerlo!”.  Li per li non comprendo se si riferisca all’età necessaria per l’approccio o al tempo che ci si impiega per leggerlo. Non so per quale motivo ma opto per la prima.

Trent’anni? Ne avevo 15 o 16 la prima volta che l’ho letto. “Ma dai, e cosa ci hai capito?”. Mi sfilano dinnanzi i padri barnabiti, la loro biblioteca io che facevo a cazzotti per essere messo li in punizione, gli squadroni della morte, Marx, Lenin, il mio primo amore, la vita, la morte, il dolore. No, non ci vogliono trent’anni, solo la voglia di voler capire, la curiosità, il dubbio, l’incrollabile certezza che tutto può non essere come ti viene mostrato.

Mi viene in mente Gaber, ultimamente mi viene spesso in mente. Sarebbero i perfetti personaggi di un suo monologo. Si fa avanti il capo, l’ideologo di quel gruppo, lo si riconosce dalla spavalderia, quella che avevamo anche noi, convinti come eravamo che il mondo fosse tutto li alla portata della nostra mano.

Praticamente mi accusa di revisionismo. Lui, che non ha mai letto Marx, lui che Guevara è una maglietta, lui che non gli hanno mai sparato addosso per le sue idee.

Ecco il tempo. Il tempo che si è fermato, l’elaborazione del pensiero marxista che non si è mai rifondata. Eppure, eppure basterebbe leggerlo per comprendere perfino il mondo odierno e quello che sta accadendo. Eppure basterebbe sfogliare quelle pagine e aprire gli occhi al pensiero, altro che operai e fabbriche in questo nostro tempo.

E’ vero, lui pensava che la rivoluzione d’ottobre sarebbe scoppiata in occidente e non in una Russia medioevale e arretrata ma, nei suoi scritti spogliati come direbbe lui stesso, delle sovrastrutture, c’è perfino l’analisi dell’oggi e il modo per comprendere i cambiamenti e come governarli in una economia diversa.

“no, non devi revisionare nulla, devi solo leggerlo e metterlo in pratica!” e allora, e allora capiresti che quel proletariato non sono più gli operai ma gli operatori dei call-center, i commessi dei negozi, le badanti, tutto quel popolo che guadagna molto meno di un operaio in fabbrica, tutto quel popolo che ha meno diritti di un operaio in fabbrica, tutto quel popolo che non si rende conto di essere classe, classe proletaria, tutto quel popolo che non ha quella “coscienza di classe” che gli può permettere di concepire una “lotta di classe” per emergere nella società contemporanea.

Se lo leggi Marx, “compagno” ti renderesti conto che se gli operai oggi bloccano la FIAT, nel paese non succede nulla, non si ferma nulla. Se leggi Marx, “compagno” ti rendi conto che quando il sindacato oggi chiama allo sciopero generale categorie che non sono influenti nella produzione di beni o servizi fa solo della demagogia che un tempo si sarebbe definita con brutte parole.

Se leggi Marx “compagno” comprendi che se fermi i call-center, la gente non ha più modo di fare nulla. Non può più segnalare un guasto sulla sua linea elettrica, cellulare pc o altro. Non può più nemmeno fissare un appuntamento in ospedale, avere informazioni, più nulla. Se scioperano i commessi non puoi più mangiare, prendere un caffè al bar, comprare un paio di scarpe.

Se leggi Marx, “compagno” ti rendi conto che tu, con il marxismo non hai nulla a che fare. Ma no, non ho fatto in tempo che le mie amiche erano arrivate e mi hanno trascinato via che io ero già partito sul treno di Lenin lanciato bomba contro l’ingiustizia…

Le guardo. Mi guardano. Mi sento in quella piazza Duomo che potrebbe essere anche nella vostra città come l’ultimo dei Moicani. E’ solo una sensazione, un sentimento perché mi mancano i capelli proprio dove dovrei avere la cresta. Pazienza, anche per oggi…non si vola!

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