MATTEO RENZI E IL PIANO B

MATTEO RENZI E IL PIANO B

 

La sinistra è morta, sostiene Fausto Bertinotti con quella sua aria sorniona da gatto mammone, ed essendo stato lui uno dei killer, viene da pensare che sappia di cosa sta parlando, a voler essere buoni è quanto meno persona informata dei fatti.la sinistra è morta

E’ lunga la teoria dei tentativi di occupare elettoralmente lo spazio lasciato vuoto a sinistra del PD, ricorderete il fallimentare esperimento di Ingroia, che aveva sbagliato perfino il colore, scegliendo l’arancione, poi la “tragicommedia” della Tsipras Italiana che candidava a rappresentare la “classe operaia” una borghese “figlia di” senza arte ne parte. La “classe operaia” era morta da un pezzo e non era nemmeno andata in paradiso, parafrasando un vecchio film. Poi, ricorderete  i tentativi subito aborti di Landini di creare una cosa ce non era un partito, non era un movimento, non era un sindacato, il salottiero Civati che sbaglia la traduzione dallo spagnolo creando Possibile, ancora una volta con il colore sbagliato, un colore oltretutto che nel mondo dello spettacolo (di spettacolo si tratta non di politica), porta terribilmente male.

Lo so direte che è un fuxia ma date retta a uno che tra gli altri mestieri ha fatto il serigrafo, il fuxia è un viola. Fassina con un lampo di genio partorisce Sinistra Italiana e torna all’arancione. I dettagli sono importanti figuriamoci i colori. Il colore della sinistra che vorrebbero ricreare è rosso, perché rossa era la bandiera dei lavori in corso che indicava il pericolo, quella bandiera che in un memorabile film, Chaplin raccoglie  dando vita ad una improvvisata e inconsapevole manifestazione con relativa rincorsa della polizia.untitled Il film è in bianco e nero e semmai i nostri personaggi lo hanno visto, non devono aver associato il rosso a quella bandiera. Ma queste sono solo nostalgiche divagazioni di uno che è stato preso di petto dalla Storia e non ha avuto nemmeno bisogno di studiarla.

In tutto questo lo strano personaggio che è Matteo Renzi che non sembra preoccuparsi affatto dello spazio che lascia libero e che, con l’astensionismo, è diventata un’autentica prateria e allora, allora viene spontanea una riflessione: è davvero cosi “scemo” come lo dipingono le opposizioni a destra come a sinistra, oppure ha un suo piano, una sua visione delle “cose” che ci sfugge?

Per quello che conta, qui cerchiamo solo di tenere sveglio il pensiero e non ho timore a riconoscere che la mia generazione  ha fallito, per quello che conta dicevo, Renzi ha un Piano B e non è affatto “scemo”, se lo fosse, difficilmente sarebbe riuscito a scalare quel partito che, non dimentichiamolo,  era di Bersani, D’Alema e tutta una bella sfilza di cariatidi della politica nostrana, di certo non verginelle di primo pelo, ai quali ancora oggi brucia il fatto d’essersi fatti “infinocchiare” da un sindaco quarantenne.

Il Piano B di Renzi è (in questa nostra fantasiosa disquisizione che lascia il tempo che trova) quello di ribaltare quella equazione per cui il Partito Comunista vinceva nelle amministrative perché era capace di risolvere i problemi contingenti delle persone e poi perdeva regolarmente le elezioni nazionali.

A Renzi non interessano le amministrative, per due semplici motivi, il primo perché si rende conto che il suo partito non ha più una classe dirigente a livello locale ne capace, ne tanto meno “fedele” alla sua direzione e alle sue scelte, in secondo luogo le risorse per gli enti locali sono ormai ridotte al lumicino e intende, se volete un po’ cinicamente far “bruciare” i suoi oppositori interni che, qualora dovessero vincere le primarie e in seguito le elezioni amministrative, si troveranno nella difficile situazione di gestire comuni senza un euro.

Matteo Renzi intende vincere le elezioni nazionali, continuando a tenere in mano i cordoni della borsa, da distribuire non più a pioggia come nel passato ma solo laddove riterrà opportuno. Con Roma già lo aveva  fatto, in pratica sanando quel debito regresso che poi Ignazio Marino si è rivenduto come una sua vittoria, lo sbandierato risanamento dei bilanci comunali, salvo poi all’occorrenza diventare anti renziano. Renzi è giovane e impara presto.

Certo i militanti rimarranno con l’amaro in bocca, hanno perso il Veneto, con molta probabilità perderanno anche Roma e la discesa in campo di Bassolino a Napoli farà in modo che molto probabilmente il PD si suiciderà da solo.A VOLTE RITORNANO Chi ha fatto politica in modo attivo sa benissimo che le situazioni locali sono complesse, vi giocano favoritismi, clientele e tutto quel panorama poco nobile della politica, dalla quale Renzi, statene certi, ne rimarrà fuori.

Se la sinistra è morta, non è che la destra goda di ottima salute, anche la “scomparsa” di Berlusconi ha lasciato libere delle praterie e non sono certo i personaggi oggi in campo a poterle occupare. Hanno un alleato, questo si, quella sinistra che non potendo vincere, può però far perdere il suo mortale nemico che se prima era il cavaliere ora è Matteo Renzi. Non dimentichiamo che bene o male sono gli stessi antiberlusconiani che hanno di fatto consentito al Cavaliere di regnare indisturbato per vent’anni. Ne saranno felici i renziani che si assicurano altrettanti anni  di indisturbato regno, un po’ meno gli altri.

Qui facciamo un facile pronostico, quello che Renzi vincerà le prossime elezioni nazionali e le vincerà con un grandissimo scarto. E’ solo a quel punto che comincerà “La notte dei Lunghi Coltelli” portando a termine quella rottamazione solo enunciata che poi non è mai cominciata.

In questo piano B che ovviamente è solo fantapolitica tanto per passare un po’ di tempo insieme, c’è un’altra “B” che cresce nell’ombra lontano dai riflettori, una “B” che non mancherà di stupirvi ma che è troppo presto per svelare.

Buona vita a tutti voi.

3 thoughts on “MATTEO RENZI E IL PIANO B

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