NOI CHE PER FORTUNA SIAMO FIGLI DI UN BLOG MINORE

 

Non sono in molti quelli che ricordano che di tutti gli stati europei, l’Italia è quello più recente, essendo diventato una nazione solo nel 1861. In questo brevissimo tempo è riuscita ad aver ben tre diversi regimi, passando dalla monarchia costituzionale, alla dittatura per approdare finalmente alla repubblica , benché taluni non se ne siano nemmeno accorti. Pur essendo cosi “giovani”, possiamo però almeno vantarci di essere stati per un lunghissimo periodo l’unica democrazia parlamentare della nostra zona di influenza e scusatemi se vi pare poco in questi tempi bui in cui definirsi pubblicamente non democratici riesce perfino a scatenare consenso e approvazione.

Mentre noi votavamo, seppure sempre testardamente per gli stessi partiti, in Portogallo c’era la dittatura di Salazar, in Spagna c’era Franco, in Jugoslavia il maresciallo Tito e in Grecia la giunta dei colonnelli, da non confondere con i generali argentini oltre oceano, di un grado più elevato perfino nelle atrocità. Poco distante da noi, in Turchia che per buona parte è in territorio europeo, governavano i generali che si si ispiravano ad Ataturk, “padre dei turchi ” che a tempo perso sterminava i curdi. Una pratica assai cara anche a quei Giovani Turchi a cui si ispirano, per oscuri e sconosciuti motivi alcuni esponenti del nostrano PD vicini a Fassina.  In Egitto invece governavano i militari nasseristi mentre nella nostra ex colonia libica la faceva da padrone Gheddafi con il suo “libretto verde”. Ispirato al ben più famoso Libretto Rosso, si proponeva come alternativa sia alla destra che alla sinistra. Una sorta di grillismo ante litteram che con questa scusa realizzò invece una politica autocratica e repressiva di ogni forma di dissenso.

Possiamo poi dimenticare sempre nel mare che fu “nostrum” la Tunisia di Bourguiba e il Marocco di re Hassan II? Insomma non si può certo dire che i nostri vicini brillassero in fatto di democrazia, quella stessa democrazia che taluni non vedrebbero in questo momento nel nostro paese ma, a mio modesto ed ininfluente parere, unicamente perché non sanno di cosa si tratti, essendo la peggiore democrazia sempre preferibile alla migliore dittatura, che i treni un tempo, arrivavano in orario per il semplice motivo ch’erano molti di meno di quelli di oggi.

Tempi bui anche per la nostra Carta Costituzionale in un momento in cui chi strilla più forte sembra aver ragione. Tirata come un corto lenzuolo da partiti e movimenti che la usano per i loro fini propagandistici, dimenticandosi che si tratta di una delle costituzioni più democratiche finora realizzate nel mondo. Molti la difendono senza però averla mai letta, tanto da poter scambiare l’articolo 67 per un gruppo rock, altri che invece l’hanno letta, la osteggiano o la vogliono cambiare per i propri interessi personali, nessuno però si sogna nemmeno di metterla in pratica tanto che molti suoi articoli aspettano dal 1948 di essere realizzati.

Sono pochissimi quelli che colgono il dettaglio niente affatto insignificante che sia nata come risposta a una feroce dittatura e che si basa su un certosino equilibrio tra poteri, spesso incomprensibile ai più,  in quanto fortemente orientata ad evitare in ogni modo la ricomparsa “dell’uomo forte”, unto o meno dal signore o padrone di velleitari movimenti pseudo rivoluzionari. All’epoca fu il frutto dell’incontro tra culture non solo diverse ma, in taluni casi, perfino diametralmente opposte e approvata dai cittadini con un referendum. Già solo in questo dimostra la sua grandezza e la capacità delle persone che la scrissero. Ai giorni d’oggi un lavoro del genere sarebbe liquidato frettolosamente come un “inciucio” dell’odiata Casta.

Sono tempi oscuri, dove l’ignoranza governa larghi strati della popolazione che si abbevera a media impoveriti da una cultura costruita su falsi “link”, copia incolla da Wikipedia o programmi televisivi di basso profilo tra tondeggianti sederi in mostra, finti intellettuali dell’ultimo momento e quegli inutili animali mediatici chiamati “opinionisti” che poi sono delle persone che tutto hanno tranne una propria opinione da esprimere. In questi tempi, ve ne sarete accorti, è pratica corrente millantare titoli di studio al punto che con la terza media si viene scambiati per  fini intellettuali. Regna incontrastata la confusione su tutto ciò che riguarda le istituzioni e il loro funzionamento, i continui cambiamenti delle leggi elettorali hanno poi di fatto contribuito a far dimenticare perfino a chi invece lo sapeva che questa nostra Italia è una repubblica parlamentare, cosi che possiamo sentire in bocca ad improvvisati politici tutto e il contrario di tutto come fossimo perennemente di lunedì al bar dello sport.

Seppure a molti non piacerà affatto, è il Parlamento la chiave di volta su cui si regge ogni determinazione di questa nostra nazione. Che ci piaccia o meno, non esiste il “premierato” nel nostro ordinamento e a qualcuno potrà sembrare perfino una oscenità che non è il “popolo sovrano” a nominare il Presidente del Consiglio che, al di là di quella che chiameremo una “finzione scenica”, nessuno di noi ha mai avuto la possibilità di votare. Per quanto possa sembrare incredibile a molti è  il Presidente della Repubblica che nomina il Presidente del Consiglio. Presidente della Repubblica che a sua volta non è eletto dal popolo nemmeno lui, ma dal Parlamento.

Sembra un gioco di equilibrio e in effetti lo è, costruito a tavolino in quel ’48 in modo da evitare che nessuno dei tre poteri in cui è diviso lo Stato possa prevalere sull’altro. Da noi il presidente del consiglio ha molti meno poteri, per esempio, del capo del governo spagnolo, se perde la fiducia delle camere non può ricattarle con la minaccia di scioglierle per tornare al voto. La prerogativa di sciogliere le camere spetta unicamente al Presidente della Repubblica, che però, non può farlo se esiste anche la sola remota possibilità di formare un altro governo anche con una maggioranza diversa e questo per il semplice motivo che siamo una repubblica parlamentare.

Cosi, nonostante tutta l’antipatia che possiamo nutrire per Matteo Renzi, risultano risibili le accuse di non essere passato per il tanto acclamato “voto popolare”, voto che dal ’48 ad oggi non ha mai eletto nessun Presidente del Consiglio. Non è stato eletto dal popolo 1Silvio Berlusconi come non lo fu a suo tempo Romano Prodi, ma nemmenoAndreotti, Craxi o chi preferite voi, nascendo il tutto da un equivoco che i partiti per convenienza loro, non hanno mai voluto smentire e che il neonato Movimento 5 Stelle alimenta ad arte per sua convenienza che un partito che stia veramente dalla parte nostra è ancora lontano a venire.

So bene che molti di voi mi avranno abbandonato ben prima di arrivare fin qui e che molti dubiteranno perfino di quanto ho scritto che il panorama di questo nostro mondo è sempre più incolto, scheletrico e appassito, non andando di moda quel “tarlo mai sincero” che alcuni chiamano pensiero. Qui cerchiamo di farlo rimanere almeno sveglio che noi, per fortuna siamo figli di un blog minore.

                 Buona vita a tutti voi.

 

 

2 thoughts on “NOI CHE PER FORTUNA SIAMO FIGLI DI UN BLOG MINORE

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