NOME EST NOMEM

 

 

C’è stato un tempo in cui i politici italiani erano Piccoli, Storti e Malfatti. Erano i tempi in cui nei quartieri popolari spopolava il partito comunista ed in quelli borghesi lo scudo crociato. Ogni cosa stava al suo giusto posto e per andare a votare non era necessario un grosso sforzo per capire da che parte stava l’uno o l’altro. La Germania era divisa da un muro e governata da Kohl, che nella nostra lingua si traduce con “cavolo”, facile intuire che un ortaggio, per quanto salutare, non potesse andare in giro per l’Europa a dettare condizioni nemmeno se avesse indossato uno di quei terribili tailleur tanto caro ad Angela Merkel. Nei bar la mattina non si parlava di spread e al massimo impazzava l’indice Nikkey che nell’immaginario collettivo era il dito di un samurai puntato contro quel daun johns che immancabilmente beveva whisky in un saloon.

Ora invece tutto è cambiato,  i politici si chiamano Brunetta e cercano in ogni modo di intorbidire le acque e confonderti. Vogliono estorcerti il voto con l’inganno. Evocano la cantante dei Ricchi e Poveri ma poi basta una  occhiata sola e ti rendi subito conto che non possono essere di certo a quell’altezza. Per non parlare dell’eterno belloccio. Quel Pier Ferdinando che vedremmo bene infilarsi di sottecchi nei più torbidi Casini tra belle donne ignude ed ogni altra sorta di inverecondo sollazzo. Invece lui, tanto per confondere quelle acque già torbide di loro, fa il bacia pile, divorzia, si confessa e subito si pente che dal postribolo alla baraonda non c’è nemmeno bisogno di cambiarsi il nome.

E’ pur vero che in questi nostri giorni nessuno può tener testa a quei tre scudo crociati che della Satira hanno fatto la storia. Di questi tempi dobbiamo accontentarci di personaggi di gran lunga minori. Se  però scartabelliamo bene, tra gli eterni sconosciuti troviamo niente meno che  due Galli, Carlo e Giampaolo che solo per darci ragione sul Partito Democratico scorrazzano nello stesso identico pollaio correndo dietro a Gallinella, quel Filippo del 5 stelle che invece giustamente guarda solo il suo di Gallo che fa Luigi.  E’ risaputo che la scala del pollaio sia piuttosto ripida e sopra tutto ben cosparsa  di escrementi motivo per il quale  un Gallo Afflitto ha ben ragione di esserci anche lui, seppure con il nobile nome di Riccardo Antonio che per non fare un torto a nessuno si è fatto si eleggere, ma con il Cavaliere.

Di tutti i politici italiani ce n’è però uno che ha capito benissimo il momento storico che stiamo vivendo. Governa una regione ma proprio il giorno del primo consiglio lui non c’era, assente per motivi personali. Galeotto fu Twitter dove lui quel giorno spiegava come si cucinavano i funghi che aveva appena raccolto mentre i suoi colleghi si occupavano, speriamo, dei problemi della Liguria. “Mica ho fatto il bunga bunga – si è giustificato . sono andato a trovare i miei parenti”. Già che c’era a fatto pure due funghi, non è che poteva lasciarli. E’ un tipo strano il governatore, gli sospesero la patente per una autentica pignoleria della polizia stradale, andava contromano sulla rampa di una superstrada. Quando invece fu Ministro dei Trasporti con il governo Prodi venne registrata una serie inverosimile di incidenti ferroviari, tanto che ancor oggi i politici che lo incontrano usano toccarsi che pur non credendo alla sventura non si sa mai. Lui forte del suo cognome come si diceva un tempo “se ne frega” e giustamente aggiungo io, altro non essendo che il gerundio d’un verbo, quello che più d’ogni altro s’addice a un politico italiano. Lui è Claudio Burlando!

 

 

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