PARLIAMONE

untitledSono tempi bui, un po’ come quando nel medioevo avevamo dimenticato che ai tempi dei romani avevamo le fogne e non si buttavano i liquami per strada. Oggi, oltre alla morale, etica e altre “pinzellacchere” del genere abbiamo anche dimenticato il significato delle parole. Aveva cominciato in tempi non sospetti Berlusconi, confondendo liberismo con libertà, poi sono arrivati i leghisti con il loro vocabolario approssimativo e l’esplicativo repertorio di gestacci per approdare ai tempi nostri con Grillo e la sua orda di ignoranti.

Non che io sia un purista della lingua, tutt’altro, amo le contaminazioni delle “razze”, figuriamoci se non mi appassiono a quelle linguistiche, ma anche all’ignoranza c’è un limite. La politica ci ha ormai abituato a piegare le sue ragioni, perfino all’uso scostumato ed improprio delle parole, tanto che là dove non c’è sostanza a volte manca perfino la forma.

Della famiglia ultimamente si fa un gran parlare e, come spesso accade , assolutamente a sproposito che le ragioni, se ci sono, bisognerebbe cercarle in altre parole che, magari, potrebbero trovarci tutti d’accordo. Ora si da il caso che anche nella lingua ci siano consuetudini che posso trarre in inganno. E’ sempre necessario sapere di cosa si parla prima di aprire la bocca oppure pigiare sulla tastiera e da dove provengano certe parole che siamo soliti usare con assai poca accortezza.

Un simpatico aneddoto etimologico può essere esplicativo a tal proposito. Noi deriviamo la parola “lavoro” dal latino labor che significa fatica, gli spagnoli da “travaglio” che era una tortura della santa inquisizione il che rende bene il concetto che i due diversi popoli possono avere di tale attività.

Famiglia lo deriviamo dal latino e stava a significare cosa diversa da quella che comunemente si intende. Erano tutti coloro che abitavano sotto lo stesso tetto, servi e schiavi inclusi. Altra e ben diversa cosa era la “gens” ovvero tutti i discendenti da un comune antenato, in sostanza i parenti. Viene da se che ne la moglie da un lato, ne il marito dall’altro erano … gens. Cosa che stigmatizzò mirabilmente il nostro Albertone assai pratico di cose romane, quando gli chiesero perché mai non si fosse sposato: “ E che mi metto un’estranea dentro casa?”

E’ qui che nasce l’equivoco quando si parla con una certa superficialità di famiglia limitandola ad appena tre figure, padre, madre e figli. In realtà si tratta va di una bella e promiscua ammucchiata di persone. Viene da se che in questi tempi bui la si citi a proposito dei diritti civili che la famiglia acquisice di fronte alle leggi di uno stato e, questo determina un ulteriore errore.

Qualora si considerasse famiglia solo e soltanto il padre, la madre e i figli, escludendo ovviamente servi, schiavi e quant’altro la crisi economica non consentirebbe si verrebbe a creare la condizione per cui chi per vari motivi non ha avuto figli non rientrerebbe nei canoni di una famiglia. In pratica un quarto degli italiani. Una fetta consistente di elettorato visto che si tratta di una guerra di voti più che di idee, quelle sempre poche nel nostro paese.

Corre l’obbligo di far notare che oltre a coppie che non hanno avuto figli ogni anno nel nostro paese ci sono 250 mila nuovi vedovi e vedove, altra categoria esclusa dalla famiglia “naturale” considerata padre, madre e figli. E’ ovvio che escludere dai diritti civili che derivano dall’essere famigli, i vedovi e le vedove nonché le coppie senza figli comporterebbe un notevole risparmio per le finanze dello Stato.

Ovviamente stiamo scherzando che l’idiota in rete è sempre in agguato. Lasciando perdere la famiglia che è parola di non facile attribuzione, passando al matrimonio le cose non migliorano affatto. Buona parte della “discussione” sulle unioni civili si gioca su questa parola. Ma cosa significa realmente il matrimonio? Si tratta di una unione tra due diversi lessemi (non vi spaventate, lessema significa parola ma volevo darmi tono), mater, in realtà se vogliamo essere pignoli “matris”, unito al suffiso monium che significa dovere.  Insomma il dovere di madre, il padre, come spesso accade in molte famiglie…è assente.

Con il matrimonio quindi la donna assume il dovere di madre. L’uomo, almeno etimologicamente parlando fa quello gli pare e la sua situazione non cambia affatto che talvolta le parole fanno capire meglio di ogni altra cosa il motivo di certi atteggiamenti consolidati nella nostra società.

Del resto l’uso improprio delle parole nel nostro bel paese è attività comune. Pensate al “delitto d’onore” presente nel nostro Codice Penale fino a non molto tempo addietro che portava a pene assai miti. A rigore di logica quale onore ci può essere nell’uccidere la propria moglie? Una domanda che butto li come queste altre considerazioni che spero non vi abbiano tediato e magari abbiano svegliato qualche sopito pensiero.

3 thoughts on “PARLIAMONE

  1. non so dove vuoi andare a parare caro Massimo. Io penso che il matrimonio resta quello classico tra uomo e donna. Non tanto per una mia cultura contadina che faccio sempre più fatica a propagandare quanto invece per una considerazione che ritengo abbastanza spendibile. Negli ultimi duemila anni si è andati avanti in modo classico. I gay che nel corso dei secoli hanno avuto denominazioni diverse ci sono sempre stati ma sempre in minima, ininfluente numero. Ora che è cambiato per cui sono aumentati di numero ?. La permissività della società moderna che da piu libertà a tutti e fa meno paura mostrarsi ?. Se è cosi e io penso che sia cosi, non sarebbe il caso di incassare questo risultato e procedere lentamente ??.

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