“NON SIAMO PARENTI”

“Non siamo parenti”, questa la surreale giustificazione del compagno della senatrice Vilma  Moronese, assunto da quest’ultima a spese di tutta la collettività. Quello che salta immediatamente agli occhi del comune e onesto cittadino che ha sempre pagato le tasse, è il vago sapore di presa per i fondelli di questa giustificazione, che suona allo stesso modo di quelle dei politici cui avevano comprato la casa a loro insaputa.

 

Dobbiamo riconoscere che negli anni ci siamo vaccinati alle dichiarazioni che oltrepassano la dimensione della realtà per sconfinare nel fantastico da parte di quei politici che ogni tanto vengono sorpresi con le mani nel cosi detto sacco, tanto che al massimo, con la solita amarezza, le consegniamo a quel mondo della satira. Satira che sempre più spesso viene scavalcata dalla realtà.

 

”Il fatto non sussiste”. Cosi liquida perentoriamente il ”caso” Giuseppe Rondelli, coniuge non riconosciuto dallo Stato della senatrice e dichiarato attivista della prima ora del Movimento 5 Stelle e, dal punto di vista strettamente formale, ha le sue ragioni. Questo nostro paese non riconosce le coppie di fatto e tanto meno le unioni fedifraghe tra amanti, quest’ultime oserei dire, a ragione. Si trattasse di uno di quei partiti spesso indicati come ”La Casta” si tratterebbe soltanto dell’ennesima presa in giro di quegli onesti elettori che ancora si accaniscono con la scheda elettorale, quello che sorprende, e forse stupisce, è che a fare queste dichiarazioni, siano proprio quegli esponenti di un movimento che voleva segnare una sorta di discontinuità con il passato.  Se accostiamo le esternazioni del compagno della Senatrice, se non altro per contiguità temporale, a quelle della Cancellieri, sono la palese dimostrazione dell’incapacità di comprendere il significato del ruolo che si riveste all’interno di una comunità. La ”ministra” si è giustificata con il rapporto di amicizia che sussisteva con la famiglia della carcerata, cosa che semmai sarebbe un’aggravante, tanto che nessuno ha avuto a che dire quando, giustamente, si è occupata di analoghi casi di detenuti sconosciuti.  Il coniuge di fatto con la non sussistenza di una parentela sancita da un documento riconosciuto, pur essendo a tutti gli effetti la persona con la quale la Senatrice ha deciso di condividere la propria esistenza.

 

Un modo di concepire la realtà, in ambedue i casi che poco ha a che vedere con l’etica. Un comportamento che è assimilabile a una concezione della ”vita pubblica” priva di quei necessari valori che dovrebbero competergli. Ovviamente, non tutti abbiamo le stesse sensibilità di fronte al denaro che i cittadini ”investono” nella politica. Di fatti nel caso omologo di un’altra senatrice (Barbara Lezzi) dello stesso movimento, l’assistente assunta (figlia del compagno) ha dato le dimissioni, senza rilasciare dichiarazioni che si potessero prestare a ironiche e dissacranti riflessioni. Due casi e due diverse reazioni pur all’interno dello stesso gruppo politico che stanno a significare che non vale tanto quello che si sbandiera in pubblico come ”pseudo” valore ma quello che realmente siamo al di la degli schieramenti politici, regolamenti del Senato o leggi vigenti. L’etica e la moralità pubblica appartengono a un bagaglio culturale e di educazione civica che prescinde dal fatto che esista o meno una legge in merito o che sia stato o meno infranto un regolamento.

 

”I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”, cosi recita l’articolo 54 di quella nostra Costituzione che a parole tutti dicono di voler difendere. Inutile sottolineare, almeno lo spero vivamente, che quel “cittadini”, non fa alcuna distinzione se questi siano Senatori, Deputati, Consiglieri Comunali o Ministri, o ogni altra sorta di pubblico rappresentante.

 

 

 

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