SONO, ERGO SELFIE

Image00001Non sapevo che avesse un nome, lo appreso solo oggi e in confidenza, non sapere qualcosa, mi ha un po’ destabilizzato. Si chiama “narcistick” quel recente feticcio para tecnologico per fare gli autoscatti a distanza, come se la foto ve la facesse qualcun altro, ma senza il rischio che questi vi rubi il telefonino. Credo che mai neologismo di questi nostri tempi abbia contenuto in se tanta sottointesa cultura.

Ai miei tempi, quelli per intenderci nei quali non era possibile andare in giro con il telefono a meno di volersi portare appresso tutta la parete, le fotografie si facevano con l’attore, il calciatore o un altro personaggio famoso per essere usate come prova. La prova che uno era li e aveva toccato il proprio mito. Un trofeo insomma da esibire agli amici invidiosi che non avevano avuto la nostra stessa fortuna e poi, hai visto mai, magari un giorno quegli scatti avrebbero avuto anche un valore veniale, cosa che non guasta mai.

Altri tempi infatti. Ora, apprendo (ed il motivo della mia scoperta a proposito del nome dell’oggetto peccaminoso) che gli Uffizi di Firenze hanno vietato l’ingresso dei “narcistick” mentre lo stato di New York (gli americani sono sempre un passo oltre il nostro) ha ritenuto di dover vietare con una apposita legge di scattare “selfie” con leoni e tigri. Cosi nel caso non ti dovessero sbranare ti ritrovi a pagare una multa che probabilmente andrà a coprire le spese per  funerali degli sbranati.

Una domanda sorge spontanea, cosa può spingere un essere umano semi normale a voler apparire dentro un quadro del Caravaggio o accanto ai Bronzi di Riace un “selfie” che lo immortala su un social network? Secondo me la risposta è semplice nessuno potrà mai dirgli che la cosa più bella del suo autoscatto sono le piastrelle del bagno!

 

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