SPECCHIO DELLE MIE CIANE…

 

 

Abito in un piccolo pase di provincia lungo i bordi della grande città e la sua piazza, ben lungi dal poter essere considerata un’agorà, con l’apertura delle scuole si anima del suo caravan serraglio che durante l’estate, evidentemente, era migrato altrove. Non posso fare a meno di ascoltare i loro discorsi che dopo aver accompagnato i pargoli nella vicina scuola, ogni tavolo attorno a me si anima di un rumoroso cicaleggio che cerca in decibel di superare quello delle campane che ogni quarto d’ora ti ricordano che sono passati solo quindici minuti e spesso sembra riuscirci.

Essendo passata l’eternità dei mesi di vacanza, è il tripudio del ” Ciao come stai non sei ingrassata nemmeno un etto”, detto alla buzzicona che se ingrassasse ancora riuscirebbe perfino a tracimare dalla piazza e che immancabilmente risponde a quel manico di scopa che l’ha appena salutata “Anche tu stai benissimo”.  Se i nasi crescessero veramente ad ogni menzogna ci sarebbe da essere preoccupati di rimanerci infilzati.   Si odiano e dal volume della voce ritengono che l’intera popolazione debba saperlo.  C’è anche quella tecnologica che mentre parla tocca lo schermo touch screen del suo cellulare quasi come se questo potesse morderle le dita, la qual cosa deve essere uno stato mentale, perché anche il cornetto viene sbocconcellato con la stessa circospezione. Il che porterebbe a pensare che forse talvolta il bar li avveleni, se non altro per liberare i tavoli.

Nutro una certa simpatia per il tavolo della nonna pugliese che ogni volta che ha una “pena” fa sbellicare la mamma rumena, di tutte la più timorata di Dio, nonostante abbia circuito il marito italiano con il classico vecchio sistema, sesso e cucina. Fin troppo ovvio che la giovane danubiana voglia insegnare alle altre mamme il suo metodo, sopra tutto a quella il cui unico problema sembra essere invece quello di portare giù la spazzatura prima che il marito rientri. In questo modo l’ignaro coniuge non potrà mai trovare in casa gli involucri di “Quattro salti in padella”, punto di forza della sua cucina.  Non posso naturalmente esimermi dal  menzionare la mora che fuma credendosi Mata Hari mentre invece è Anna Maria Barbieri, la Sconsolata di Zelig.

Per una sorta di legge di compensazione nei confronti dei piatti pronti c’è anche chi parla soltanto di cosa dovrà cucinare, convinta che casa sua sia uno dei ristoranti citati nella guida Michelin con recensione a tre stelle sul Gambero Rosso.  Mitica è invece la donna in carriera, vestita da sera anche se è mattina, sebbene non ci è dato di sapere a quale proficua attività sia avviata, invece di “spezzare una lancia in tuo favore”, te la lancia…quella lancia, con gravi rischi cacofonici per la tua incolumità. Del resto quando afferma qualcosa con beneficio d’inventario intende a ragion veduta e, non nego, la mia curiosità di conoscere chi la possa aver  assunta e per fare cosa.

In un tavolo una giovane signora parla e digita contemporaneamente sul cellulare come una stenografa impazzita a dimostrare che una donna può fare benissimo due cose insieme nell’ambito della comunicazione, quanto le faccia bene, dalla mia postazione, non è dato di appurare ma sono innegabilmente affascinato dalla velocità delle sue dita. Se fumasse potrebbe perfino fare in contemporanea dei segnali di fumo. La sua collega di cicaleggio le sta raccontando un suo sogno che se solo si fosse degnata di dare prima una sbirciatina all’Interpretazione dei Sogni di Freud si guarderebbe bene dallo spiattellarlo sulla pubblica piazza. Quella accanto si interrompe come se per un solo istante fosse veramente interessata ma è solo la connessione che è andata via.  Nemmeno lei ha letto Freud ed io da gentleman mi sbellico dal ridere ma solo dentro che fuori sono imperturbabile come un bonzo.

Un solo leitmotiv (perdonatemi questo germanismo mutuato dal francese) lega tutti i variegati discorsi di quest’altra vociante metà del cielo, l’evidente scocciatura di doverla sempre dare ai rispettivi consorti come si trattasse d’un qualcosa senza una reale contropartita d’altrettanto piacere. Su questo sembra esserci la totale unanimità di opinioni. Cosi il mio pensiero non può fare a meno di viaggiare verso un altro e più lontano bar, quello sotto l’ufficio o al luogo di lavoro, qualsivoglia sia,  dove tra un commento calcistico, un ecumenico attacco al governo che oggi a chiamarlo ladro non si fa torto ne a destra ne a sinistra, ognuno di quei poveri mariti millanta di averne fatte almeno tre la sera prima con grande soddisfazione della propria consorte cosi spompata da tanto focoso ardore!

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