UN MOVIMENTO IN VIA DI ESPULSIONE

Pianti, urla e il solito linguaggio triviale. E’andato in scena lo  psicodramma grillino delle espulsioni. “Siete peggio dei fascisti” urla una senatrice che sembra uscita da un lungo letargo. Verrebbe da chiedere se si riferisce al fascimo buono, quello osannato dalla sua collega Roberta Lombardi o a quello cattivo che aiutava i nazisti a Trieste con i forni crematori della Risiera di San Saba. Meglio non approfondire che la storia non è la materia forte dei grillini.
Il comandamento disatteso dalla famigerata Banda dei 4 (Battista, Campanella, Bocchino e Orellana) è il secondo: “non nominare il nome di Beppe invano”. Se per caso foste interessati al primo comandamento, questo è fin troppo ovvio: “Io sono beppe Grillo e non avrete altro Blog al di fuori del mio”.
Per la cronaca, quella finta ingenua della Fucksia (colore che notoriamente porta sfortuna nel mondo dello spettacolo, tendendo al viola), litiga con Nicola Morra, lei è dissidente ma non dimissionaria, mentre. Mario Giarrusso è invece indignato ma non dissidente. Sembrerebbe che quel diavoletto del suo capogruppo tale Maurizio Santangelo, avrebbe falsificato la sua firma sulla richiesta di dimissioni di due ministri. Qualcuno dovrebbe prendersi la briga di spiegargli che milita in un movimento dove lui non conta nulla, figuriamoci la sua firma.
Non suona per loro la campana ma per Francesco che ancora si stupisce di  non poter esprimere la propria  opinione. Eppure il Testimone di Genova era stato abbastanza chiaro fin da quel dicembre 2012, quando disse chiaro e tondo “chi non la pensa come me vada fuori dalle palle”. Senatore Campanella era forse lei distratto da altre e più impellenti occupazioni e non ha ascoltato il Verbo? Da quelle semplici parole era piuttosto semplice evincere che se sentiva l’esigenza di una opinione personale, non doveva fare altyro che chiederne una al suo mentore Beppe Grillo che sarebbe stato ben felice di fornirgliene una da poter esibire in pubblico con la soddiosfazione di tutti i seguaci. Se non fosse stato distratto  si sarebbe anche reso conto che il Movimento 5 Stelle è stato chiamato a votare sicuramente più volte per le espulsioni che per proposte politiche. Dormiva forse come il buon Vito Crimi quando il più grillino dei grillini, il suo collega Marino Mastrangelo veniva cacciato per aver partecipato a un talk show di una rete televisiva che non era di comprovata fede grillina dove oltre tutto aveva parlato più che bene del Movimento 5 Stelle? Sonnecchiava nella buvette nel momento in cui Vincenzo Labriola e Alessandro Funari se ne andavano sbattendo la porta, seguiti poco tempo dopo da Adriano Zaccagnini? Forse si è è perso anche l’espulsione di Adele Gambaro e di Paola De Pin o forse siccome non la riguardavano personalmente ha fatto finta di nulla. Ora però sono venuti per lei che la vita, esperienza meravigliosa,  non smette mai di sorprenderci.
Fabrizio Bocchino, un altro della Banda dei 4 si è ritrovato addirittura sfiduciato dal suo meetup di Palermo, l’equivalente di quelle un tempo erano le sezioni. Un gruppo “molto attivo” composto di ben 12 elementi tra i quali il marito e il fratello di Loredana Lupo e il compagno della deputata Chiara Di Benedetto. Vale forse la pena di ricordare, come dettaglio di colore, che la deputata Lupo ebbe gli onori della cronaca per la sua celeberrima dichiarazione che la celiachia non era una malattia ma una conseguenza della globalizzazione insomma una sfiducia quasi in famiglia che il movimento ci tiene a certi legami, soprattutto quando si tratta di assunzioni. Del resto se i grillini confondono Luigi XVI con Carlo V e pensano che nazista sia il femminile di “nazisto”, non ho dubbi sul fatto che possano  ritenere il familismo amorale solo una malattia esantematica.
L’etica e la morale procedono a corrente alternata nel Movimento che non si muove e vengono ricordati solo quando riguardano altri, tanto che Sergio Puglia potrà tranquillamente ammettere di aver sfiduciato solo Battista e Orellana. “Gli altri no. Non me la sentivo: sono amici” e come non dargli ragione. Su amici e parenti no, proprio non si può.
In realtà i grillini non si fanno mancare mancare nemmeno le trame di palazzo o meglio, trattandosi di loro, trame di Blog. I bene informati narrano che siano stati proprio alcuni di loro a tirare fuori la questione della senatrice Barbara Lezzi che aveva affidato un incarico di assistente alla figlia del proprio compagno ma non per un improvviso rigurgito di etica. La senatrice era in pole position per la nomina a capogruppo, ruolo che da una notevole visibilità e in fatti fu misteriosamente superata in corsa da Paola Taverna, diventata poi nota per i suoi tentativi di sfoggiare una cultura che invece le manca nel modo più totale. Insomma se pensavate che erano stelle, in realtà erano soltanto stalle. A volte una sola  vocale può fare la differenza.
Nel frattempo iniziano le defezioni. Al Senato se vanno in 5 (Alessandra Bencini, Laura Bignami, Monica Casaletto, Maria Mussini e, beato tra le donne, Maurizio Romani). La senatrice Cristina De Pietro vuole invece prima discutere dell’eventualità con la sua base, che se è ampia come quella del  meetup che ha sfiduciato Fabrizio Bocchino si dovrebbe concludere con un breve giro di SMS. Insomma si avvera quel “tutti a casa” di grillica memoria, solo che invece della famigerata Casta se ne vanno sono proprio quelli che dovevano aprire il parlamento come una scatoletta di tonno; che poi a vedere i resoconti dei parlamentari del M5S per quello che riguarda il vitto ci viene il sospetto che siano mangiati  il tonno con tutta  la scatoletta ma 1904259_269377089893255_1452571532_ncondita a champagne e caviale.
Alla fine della giornata a Lorenzo Battista rimarrà “molta amarezza” che forse sperava di cavarsela a noi invece, di fronte a questo movimento in via di espulsione, non rimane che continuare a tenere la contabilità di chi se ne va di sua sponte o cacciato tra ingiurire ed offese che forse forse fu profetico Beppe Grillo chiudendo la campagna elettorale a Piazza del Popolo a Roma del suo candidato a sindaco: “ne rimarrà uno solo”…ma chissà se pensava a se stesso.

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