UNA FRASE VOLGARE E NASCE L’ITALIANO

UNA FRASE VOLGARE

 

Quasi cinque metri sotto l’attuale livello stradale di Roma , camminando per i resti di un antico vicolo del II secolo A.C. si trovano gli albori della nostra lingua, quella che solo un secolo dopo il Sommo Poeta metterà in versi in quella sua commedia assolutamente… divina. Come molti dei pilastri della nostra storia, unica in tutto il mondo conosciuto, giace li, praticamente dimenticata, in un affresco che ormai ha quasi del tutto perso i colori e appena visibile, tanto che in questo mio scritto sono costretto a ricorrere ad una fedele riproduzione che l’originale si è quasi completamente deteriorato. AFFRESCO SISINNIO RIPRODUZIONE

Siamo tra il 1084 e il  1100 e l’affresco in questione racconta la passione di San Clemente dove Sisinnio, prefetto romano, avendo seguito la moglie Teodora convertitasi al cristianesimo riesce ad arrestare Papa Clemente mentre davanti a vescovi, fedeli e la stessa Teodora, officiava probabilmente una messa.

Sisinnio non aveva fatto i conti con il miracolo, sempre in agguato a quei tempi e, improvvisamente diventa sordo e cieco, dovendo cosi rinunciare all’arresto. Questo nella parte superiore dell’affresco, quella meno divertente, più conservata  e, tutto sommato, almeno dal mio modesto punto di vista, anche meno importate.

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Quella sottostante invece, come un antico fumetto ante litteram (vi ricordo ancora che siamo sul finire del XI secolo), racconta il seguito della vicenda con disegni e frasi. Papa Clemente impietosito per la situazione del povero Sisinnio, si reca nel suo palazzo per curarlo. Il prefetto però oltremodo recidivo si infuria e ordina ai suoi servi di buttarlo fuori della sua casa. Altro miracolo, non solo Clemente si libera dai servi, ma costoro accecati a loro volta si trovano a trascinare fuori della casa non già Papa Clemente ma bensi una pensatissima colonna, incalzati da Sisinnio che li incita con un linguaggio assai poco urbano e per niente clemente, “Fili de le pute traite”.

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Ora, si da il caso che qua è la troverete traduzioni edulcorate di questa frase, “figli di pignatte” o altro, non date retta, si tratta proprio di figli di puttane e nella fattispecie “traite” sta per tirate. Carramba che sorpresa direte voi e in effetti si tratta di una sorpresa non da poco considerato che a tutti gli effetti si tratta della prima frase scritta in italiano di cui abbiamo testimonianza. Italiano volgare certo, nel senso di volgo non nel senso di osceno ovviamente sebbene anche di quello si tratti. Infatti, sebbene l’italiano volgare fosse già parlato in quel periodo, non era mai stato usato prima di questo affresco per scrivere.

Si badi bene che sebbene Sisinnio e il servo sul lato sinistro, si esprimono in italiano, San Clemnete invece si esprime in latino: “Duritiam cordis vestris, saxa traere meruistis” , ovvero, a causa della durezza dei vostri cuori  avete meritato di trascinare pietre, come a sottolineare che i buoni parlano la lingua colta e i cattivi il volgare.

Insomma le origini della nostra lingua sono in una frase oscena a cinque metri sotto terra sebbene a onor del vero, devo spendere ancora due parole sulle “pute” da cui deriva il ben noto lessioma scurrile. Orbene, le pute altro non sono che le ragazze ma intese nel senso di donne non ancora maritate. Viene da se che eventuali figli di donne che non hanno mai preso marito stanno a sotto intendere che ci sono molte probabilità, considerata l’epoca, che si tratti di ragazze dalla moralità piuttosto discutibile. “Puttane” è una deformazione posteriore.

A parte l’ilarità di questa testimonianza piuttosto sconosciuta di una Roma di solito frequentata distrattamente, l’importanza storica di questa testimonianza scritta è enorme, considerato che Dante inizierà a scrivere la Divina Commedia solo nel 1307, ovvero due secoli dopo, lasciandosi però anch’egli scappare un “di cul fece trombetta” ovvero una sonora scorreggia, quasi a voler sottolineare una sorta di continuità storica con il reperto di cui stiamo trattando.

Ai soli nostri fini, puramente goderecci e di assoluta pignoleria, posso aggiungere che nell’affresco l’iscrizione latina della frase di San Clemente non è corretta. E’ scritto infatti “cordis” con la “s”, una grafia errata e, a quei tempi non potevano nemmeno dare la colpa al T9 o alla solita tastiera cinese. Questo solo per puntiglio come quelli che avendo letto tutto questo articolo, trovando un errore di battitura me lo faranno notare in un commento senza nemmeno entrare nel merito di quanto scritto. Questa mia è ovviamente pura e semplice cattiveria preventiva.

Non dobbiamo pertanto stupirci più di tanto quando leggiamo certe oscenità sulle piattaforme sociali, la volgarità fa parte del nostro DNA fin dagli albori della nostra lingua e quel “fili de pute” sta li a testimoniarlo.

 

 

One thought on “UNA FRASE VOLGARE E NASCE L’ITALIANO

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