MORTE E RESURREZIONE DEL BERLUSCONISMO

Aborro ammetterlo, come direbbe quel Mughini già direttore di Lotta Continua, foglio extraparlamentare degli anni 70, ma la “cosa” più vicina ad una concezione ideologica di sinistra che riesco a percepire nell’attuale  panorama italiota, è quel Papa Francesco che candidamente risponde, “non sono comunista è scritto nel Vangelo” che decisamente spiazza noi altri agnostici ed atei d’altri tempi quando il nemico lo avevi chiaro e davanti e non di lato o, peggio, di dietro. Per tutto il resto vedo un berlusconismo dilagante proprio in un momento in cui certa sinistra (nel senso dell’aggettivo) si appresta non tanto a celebrarne il funerale, quanto a raccoglierne l’eredità.

Vedo un berlusconismo dal volto umano incarnato nella figura di un Renzi piazzista che rinnova il contratto con gli italiani, seppur a breve scadenza come si addice a chi va di corsa, vedo il berlusconismo della “dittatura sobria” di un movimento che ai miei occhi nasce già vecchio e bacato nelle fondamenta. Noi comuni mortali che ci arrangiamo per arrivare a metà mese (fine del mese è ormai un lontano ricordo) al massimo possiamo sperare questi strani “populismi” siano almeno democratici, sebbene tutto ciò si presenti come un ossimoro.

Il resto sono residuali visioni ottocentesche riciclate come continuità di un pensiero che nel mondo occidentale già non esisteva più quando Occhetto scioglieva il Partito Comunista. Già Occhetto che buona parte di voi ha dimenticato, mentre altri non lo hanno mai nemmeno sentito nominare.

Finita la centralità della fabbrica come momento aggregativo per la costruzione di una coscienza di classe e finita la “dittatura” della produzione industriale che poteva bloccare un paese, nessuno fino ad oggi se l’è sentita e forse nemmeno ci ha provato, a rielaborare quel pensiero in funzione di lavoratori di call-center, commessi di negozi, sciampiste o precari dei servizi.

In questo particolare momento, oserei dire perfino storico, eviterei oltretutto perfino di togliere quelle sovrastrutture di marxista memoria a situazioni come i Fassina, ignari sterminatori di armeni o quei Civati,, dubbiosi piacioni attenti più alla propria immagine che al tormento della posizione da prendere. Quello che oggi si potrebbe chiamare con un eufemismo il centralismo democratico della posizione che, solitamente è prona. A togliere quel velo  pietoso si rischia concretamente di rendersi conto che sotto quel vessillo scolorito potrebbe non esserci altro che qualcosa di vagamente somigliante alla Famiglia Addams ma in una versione assai più sinistra e tutt’altro che divertente.

Io me lo sono immaginato il nostro eroico Civati sfogliare  la sua margherita e martello: salgo sul carro o mi prono, salgo sul carro o mi prono, mentre Fassina casualmente sterminava un armeno risolvendo tutti i suoi angoscianti problemi di identità, sempre che se li sia posti.

Se non tuwitti non esisti, così Renzi lo troviamo a cinguettare quanto un uccel di bosco che di tali e simpatiche bestiole, sembra assai più esperto di quanto non lo fosse Cicciolina ai bei tempi quando però a cinguettare erano ben altri twitter. Sarà capitato anche a voi di domandarvi quando questi politici riescano a trovare il tempo per salvare il paese se sono sempre su qualche piattaforma sociale.Image00001

Ci salverà dall’oblio quel cardinale Marx che Papa Francesco ha nominato ad quinquennium, coordinatore del Consiglio per l’economia? Ai posteri l’ardua sentenza anche se, detto tra noi, a volte mi sembra che questo Pontefice ci prenda un po’ in giro a noi… residuati, con quel sorriso che sembra sottendere qualcosa. Non vorrei che morendo, il più tardi possibile ovviamente, mi ritrovassi in Paradiso con Che Guevara e Togliatti che prendono il caffè con Laurenti, mentre Madre Teresa brucia all’ inferno!

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