“IMPEACHEMENT OR BREAD AND CIRCUSES”

“Morfeo Napolitano è come se non ci fosse, stringe le mani e beve il tè. Il Parlamento è solo una spesa per il contribuente. Va chiuso. E, visto che ci siamo, chiudiamo anche la scuola”, era solo il 2008 e si sparacchiava a destra e manca contro tutti e tutto che faceva tanto anticasta. Dopo le amministrative però “Morfeo” non vede il Boom del Movimento 5 Stelle e, ad onor del vero è proprio l’unico. Agli occhi del Capo Apodittico dei Pentastellati, un reato di lesa maestà e quindi nuove offese ed ingiurie, ovviamente tutte virtuali, dietro una comoda tastiera di computer, lasciando ai suoi sgherri il compito di amplificarle in rete. Del resto attacchi facili, per quanto gratuiti, Napolitano sarà sicuramente ricordato come uno dei peggiori presidenti che questo paese abbia mai avuto e la sua difesa avviene solo per obblighi istituzionali a fronte di una “politica” debole e incapace di trovare e proporre soluzioni. In qualsiasi altro paese d’Europa questo tipo di offese a un Presidente della repubblica sarebbero penalmente perseguite. Non da noi che di fatti continuano a individuarci come il paese della pizza, pasta e del mandolino, benché io muoia dalla voglia di sapere quanti turisti abbiano mai visto un italiano suonare questo strumento.

 

Dopo il 21 marzo però l’opinione di Grillo cambia “Non la chiamerò più Morfeo“. Si erano incontrati a faccia a faccia e il comico genovese si era smontato, che insultare di persona è molto più difficile che farlo da dietro lo schermo di un pc. La memoria del comico però è fallace e corta come le braccia dei tirchi che per antonomasia abitato il capoluogo ligure e solo due mesi dopo grida al “Golpe” quando l’ex Morfeo è eletto per la seconda volta, come fosse stato proprio lui a volerlo. Due Papi in Vaticano e lo stesso Presidente per due volte, per la Storia un anno da incorniciare.

 

Si ricomincia allora con un gridato “al lupo al lupo” che, nella fattispecie, è la fantomatica richiesta di “impeachment”. Gli inglesismi, è risaputo, piacciono tanto a chi non avendo contenuti con cui riempirli usa quelli di altri popoli. Da noi ovviamente questa pratica non esiste ed è cosa assai diversa da quella americana, ma fa molto radical chic e poi sembra che chi  adopera questo termine conosca almeno un’altra lingua, mentre invece al giorno d’oggi è solo merito di Wikipedia e dei suoi derivati.

 

La politica dell’italiota nostra penisola ormai ridotta a chiacchiericcio delle ciane, pettegolezzi da comari e maldicenze su questo o quello che lasciano il tempo che trovano e al massimo rafforzano gli opposti schieramenti, cosa che, in definitiva, fa comodo a tutti, Grillo compreso, anche se, a lungo andare, questo sonno della ragione non potrà che generare altri mostri.

 

Fin troppo ovvio che il diretto interessato faccia spallucce, indifferente a tante sconclusionate ciarle. Ammesso e non concesso che i 5 Stelle conoscano le procedure e sappiano come fare a scrivere la richiesta (pensiero non del tutto infondato considerati che lo staff è formato da un camionista, un produttore di filmini che si spaccia per cantante e un ex concorrente del Grande Fratello), in Parlamento non ci sono i numeri per procedere alla messa in stato di accusa per attentato alla Costituzione. Ma seppure ci fossero la Consulta, investita del mandato non potrebbe mai esprimere un verdetto di colpevolezza, che la cosa piaccia o no, è del tutto indifferente. In politica tutto questo ha un nome, banale quanto antico, si chiama propaganda, fatta, creata e gestita a uso e consumo degli elettori che poco o per nulla conoscono la materia che si affronta, del resto sconosciuta a moltissimi parlamentari che altro non sono che la palese espressione di quel “popolo bue” tanto caro  ai romani, soliti ad  addomesticarlo con pane e giochi circensi, anche se, con la crisi economica a quanto pare il pane questi se lo sono proprio dimenticato.

 

Resta il Circo della politica con i suoi pagliacci che non fanno ridere e un buffone di corte che lungi dall’essere quel Pasquino che a Roma parlava dalle sue statue,2 fa il gioco delle tre carte con sommo gaudio di quella Casta che, in un primo momento, ci aveva perfino creduto e si era spaventata. Insomma alla fine invece di aprire il Parlamento come una scatoletta è il tonno della scatoletta che si è mangiato il Movimento 5 Stelle con buona pace di chi, in buona fede, ci aveva sperato.

 

 

 

 

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