MANTRA

 

Ken Richmond, the man who rang the gong for J. Arthur Rank Films Cr: Photofest

Ken Richmond, the man who rang the gong for

Ripetere un mantra non risolve di certo i problemi, al massimo chi lo ripete si convince di un qualcosa che non necessariamente corrisponde alla verità. Archiviato quello grillino che imperversava in rete: “e tu per chi voti allora”, ora assistiamo a quello del “se non voti non conti” da parte di chi non manda giù le “vittorie” grilline in alcuni comuni.

Come tutti i mantra è lontano dalla realtà, chi non vota conta moltissimo forse anche più di chi va a votare. Prendiamo l’esempio di Roma, il sistema elettorale dei comuni è articolato in modo che seppure uno solo andasse a votare si avrebbe sempre un vincitore e il meccanismo consente di avere una maggioranza e governare. Nel momento in cui l’astensione dal voto è alta aumentano per tutti le possibilità di vincere. Diventano elezioni in cui si può arrivare primi e governare anche con solo il 25% o meno dei consensi. In questo caso diventano determinanti per far vincere una fazione o l’altra proprio coloro che non sono andati a votare. Già Alemanno fu eletto a Roma da una minoranza di votanti, stessa sorte toccò a Marino e ora alla Raggi. Dire che chi non è andato a votare non abbia contato nulla in queste tre elezioni è solo ripetere un mantra che con la realtà oggettiva dei fatti a poco a che vedere.

Anche nel caso del Referendum delle Trivelle è accaduta la stessa cosa, chi non è andato a votare ha determinato la vittoria del “No” e anche in questo caso il risultato è determinato dal meccanismo di voto. In ambedue questi casi sono stati determinanti i “non voti” di chi è rimasto a casa.

Questa idea che chi non vota non determini il risultato finale deriva da quando in Italia esisteva il sistema proporzionale e andare a votare era un diritto-dovere  sancito da una legge che dopo con il maggioritario è stata ovviamente abrogata, una idea che oggi come oggi non corrisponde nel modo più assoluto alla realtà.

Siamo nel 2016 e ormai appartiene alla storia e solo a quella il “votare tappandosi il naso” per arginare il pericolo rosso, “il votare il meno peggio” con l’avvento dei collegi uninominali, la follia del “voto di desistenza” di rifondarola memoria. E’ finito pure il votare qualsiasi “minestra” ti propina il tuo partito e non funziona nemmeno il mantra  di “chi non vota non conta”.

Quindi? Quindi o i partiti preparano per tempo i loro candidati e li fanno crescere in mezzo alla gente oppure bisogna cambiare mantra.

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