Bersani e D’Alema sono riusciti nell’invidiabile capolavoro politico dell’essere i veri sconfitti di un Congresso al quale nemmeno hanno partecipato. In realtà hanno fatto un gran bel regalo a Matteo Renzi andandosene da soli. Secondo lo Statuto del Partito Democratico sarebbe stato molto difficile espellerli almeno fino a quando non si fossero candidati in una lista contrapposta al PD, uno Statuto che forse andrebbe rivisto, visto che sono stati per mesi una mina vagante.
Nella loro fuoriuscita non li ha seguiti praticamente nessuno e si sono ritrovati ad essere un esercito di soli generali e i bersaniani rimasti nel PD sono rimasti sostanzialmente a casa non partecipando al Congresso, almeno nella loro grande parte. I loro possibili voti sono rimasti a casa e di fatto Orlando li ha tolti soprattutto a Michele Emiliano, risultando assolutamente più credibile di quest’ultimo, impresa tutto sommato non difficile.
Quella di Matteo Renzi è stata così una vittoria abbastanza facile e ben al di la delle più rosee aspettative. Anche le prospettive elettorali non sono delle più rosee. Spariti da media come già accadde a Stefano Fassina e a Cuperlo al momento vengono accreditati a un misero 6% ma ammesso che si mettono tutti assieme con quello che rimane di SEL.
Insomma da un punto di vista meramente politico un capolavoro pari forse alla ormai tristemente nota “non smacchiatura del giaguaro” dove Pierluigi Bersani riuscì nella titanica impresa di perdere elezioni che tutti davano per vinte in partenza, resuscitando una moribonda Forza Italia. Lasciamo perdere il Patto della Crostata in cui D’Alema regalò Rete 4 a Berlusconi senza alcuna contropartita perché in quel caso siamo veramente al limite del ridicolo.
Ora a questa coppia non resterà che usare il metodo Beppe Grillo per attirare su di se l’attenzione, “sparare” strampalate idiozie a tutto spiano fino a quando su di loro non calerà l’oblio.